L’ex genoano pagato profumatamente (18 milioni ad inizio gennaio dopo prolungato corteggiamento) non si può imputare proprio niente e nemmeno mettergli particolare premura. Dopo che gli è capitato di tutto e di più sul fronte infortuni, bloccato e rallentato oltremodo da una serie di fastidiosi intoppi (l’ultimo dei quali al ginocchio durante Lazio-Genoa del 20 novembre scorso) che hanno richiesto prolungati recuperi, non sembrerebbe il caso d’insistere su questo tasto (sempre il gol). Meglio perciò lasciarlo tranquillo di sbloccarsi come meglio può, cioè con tutte le necessarie precauzioni: insomma, senza forzare. Anche perché, in questi casi, bisogna per prima cosa dare la precedenza all’aspetto psicologico.
LA PRIMA VOLTA.
Però lui ci terrebbe da morire ad apporre il primo sigillo: «Sono sicuro che presto arriverà il momento», sente nell’aria profumo di gol e lo confida ai microfoni di radio Kiss Kiss Napoli: «E’ una piazza stupenda, non vedo l’ora che possa succedere e che lo stadio urli il mio nome». E poi, sull’eventuale esultanza: «Saprei cosa fare ma, vediamo, potrebbe anche nascere qualcosa di spontaneo in quel momento».
Non fa mistero che non tutto sia filato liscio nei primi due mesi e passa d’azzurro: «I primi tempi di un trasferimento non sono facili in assoluto, tantomeno lo sono stati i miei. Anche perché, oltre a tutto il resto, sono arrivato in una squadra collaudatissima e certe cose le ho acquisite gradatamente. Ma giorno dopo giorno il feeling continua a crescere».
PAVOLE’…
Leonardo Pavoletti, alle prime impressioni ufficiali sulla nuova avventura, è un fiume in piena: «La città? Qui ti svegli sempre con una gran voglia di vivere. I napoletani vivono in un posto meraviglioso ed hanno un cuore enorme. Ora qui mi chiamano Pavolè, non più Pavoloso. Ma al di là di tutto sono contento di avere un allenatore come Sarri, con un gioco così speciale. Mi reputo fortunato a lavorare con lui e so che non posso che migliorare. Anche queste convinzioni hanno indirizzato la mia scelta».
GLI OBIETTIVI.
E poi i punti di riferimento: «Di certo uno di questi è il mio concittadino Cristiano Lucarelli. Sono giunto qui anche dietro suo consiglio, quello di un amico. Ricordo Toni? Magari… Lui ha vinto un Mondiale e fatto mille gol. Io ne ho ancora tanta di strada da fare. Sogno anche di partecipare ai prossimi Mondiali, sta a me far sì che arrivi la chiamata del Ct. Ora però c’è l’Empoli, match che richiede massima concentrazione, e solo dopo penseremo alla doppia sfida con la Juve al San Paolo. Vogliamo la finale di Coppa Italia ed il secondo posto, e perciò faremo di tutto per battere i bianconeri. Ai tifosi dico: caricateci sino all’ultima partita. Come state facendo adesso».
Fonte: CdS Campania