Tutto rinviato al prossimo 7 aprile, dopo le eccezioni preliminari sollevate dalle difese di alcuni deferiti per la trasmissione di nuovi atti della Procura della Repubblica di Napoli sull’inchiesta per calcioscommesse su due gare di Serie B-2013-2014. Ma le richieste avanzate già ieri pomeriggio dalla Procura federale durante la prima fase dibattimentale del processo sportivo al Tribunale Federale Nazionale della Figc, sono state in alcuni casi tremende e inclementi.
PAGA SOLO IZZO. Almeno per il difensore del Genoa e della Nazionale Armando Izzo che ha visto chiedere la condanna, non solo al pagamento di 20 mila euro di ammenda, ma soprattutto a 6 anni di squalifica con annessa richiesta di “preclusione”, un tecnicismo che, se confermato in giudizio, negherà al calciatore napoletano finanche la possibilità di presentare domanda di grazia e, dunque, di ottenere una sostanziale riduzione della pena. Di fatto, carriera stroncata a ogni livello, visto che non potrebbe mai più tornare in campo, né ricoprire qualsiasi carica in una qualsiasi società. Izzo sarebbe, così, l’unico calciatore in piena attività a pagare pesantemente l’accusa di illecito, la stessa sanzione richiesta per Millesi, ormai a fine carriera. Se la cava, tutto sommato, l’Avellino per il quale la Procura ha chiesto una penalizzazione di 7 punti in classifica (ne erano attesi sino a 10) e, complessivamente, 145 mila euro di ammenda. Ma considerando che erano stati deferiti ben 8 tesserati del club campano e lo stesso ex presidente Walter Taccone, attuale amministratore unico del sodalizio biancoverde, dunque una figura apicale, la richiesta di sanzione è comprensibile, confidando, magari, in una sentenza più mite tra primo e secondo grado.
GARE INCRIMINATE. Il deferimento dell’Avellino e dei suoi tesserati era scattato lo scorso 16 dicembre, in seguito alle indagini della Direzione distrettuale antimafia della Procura della Repubblica di Napol su due gare del torneo di B 2013-2014: Modena-Avellino (1-0) del 17 maggio 2014 e Avellino-Reggina (3-1) del 25 maggio 2014. I calciatori Millesi e Izzo erano stati accusati da due pentiti malavitosi (Antonio Accurso e Mario Pacciarelli) di essere coinvolti nel tentativo di combine, anche se nelle due gare incriminate entrambi non avevano giocato. Scatta tuttavia la presunta «partecipazione esterna ad associazione mafiosa» e di conseguenza il deferimento per illecito sportivo dinanzi al Tribunale federale nazionale della Figc presieduto da Cesare Mastrocola. Stesso capo d’imputazione per tale Luca Pini, all’epoca dei fatti tesserato per l’Atletico Torbellamonaca.
OMESSA DENUNCIA. Per il calciatore del Cagliari, Fabio Pisacane, in passato autore della clamorosa denuncia di un tentativo di combine e per questo eletto a simbolo della Fifa nonché premiato da Figc e Coni, la richiesta è stata di 6 mesi e 30 mila euro di ammenda. Così come per i calciatori avellinesi Luigi Castaldo, Mariano Arini e Raffaele Biancolino, accusati anche essi di «omessa denuncia». Per l’ex presidente e ora amministratore unico dell’Avellino, Walter Taccone, la sanzione richiesta è stata di 9 mesi di inibizione più 45 mila euro di ammenda sempre per non aver denunciato il tentativo di illecito, sanzione più severa per il ruolo coperto all’interno del club.
MOTIVO RINVIO. Ma perché il processo non è andato avanti e il Tribunale ha aggiornato l’udienza al 7 aprile? C’è un duplice motivo: per prima cosa c’è stata la violazione del contraddittorio e del diritto di difesa, in quanto la Procura Federale ha trasmesso gli atti alle parti solo nell’ultimo giorno utile al deposito delle memorie difensive; inoltre è stata contestata la violazione dei termini perentori procedurali tra l’ultimo atto d’indagine e la notifica della conclusione delle stesse. Entrambe le eccezioni sono state sollevate dallo Studio Legale Chiacchio a cui si sono associate le altre difese. Su quest’ultimo punto il Tribunale si è riservato di decidere unitamente al merito.
Fon te: CdS