La Storia è lì a portata di Hamsik: è cinque passi ancora, cosa volete che siano?, per ritrovarsi accomodato al fianco di Sua Maestà, il più grande di tutti e di sempre, quell’uomo che qui ha lasciato la sua ombra perenne, per rallegrare la memoria. «E mi piacerebbe molto riuscire ad eguagliarlo e poi a batterlo». Quando la bocca non era ancora cucita, e pure le porte altrui non s’erano ancora serrate, Marek Hamsik lo confessò languidamente che «quella» sarebbe stata un’emozione: «Non potrò mai essere come lui, e nessuno riuscirà ad esserlo, però immaginate che sfizio poter riuscire a far meglio di lui». L’unico che possa sentirsi definire rispettosamente «Lui» (la maiuscola, please) è un Mito al fianco del quale Marek Hamsik finirà per accomodarsi – un giorno, una settimana, ma che vi importa del tempo? – non appena avrà messo ordine nelle sue statistiche, buttando via quest’inverno che ne congela spesso (quasi sempre) il talento e che quest’anno ha fatto una mirabile eccezione con la tripletta di Bologna e le zampate con il Pescara e di Verona, gli unici acuti che quest’attaccante aggiunto che ci ostiniamo a ritenere un centrocampista è riuscito a mettere assieme. Poi è ricomparso il freddo polare che lo iberna: è successo varie volte negli anni passati, quando pure la «cosiddetta» mezz’ala ha finito per modificare la sua andatura e «penalizzare» le personalissime statistiche, in questo periodo dell’anno in cui gli viene meno naturale essere se stesso: ma, comunque, siamo arrivati a centodieci gol in dieci anni, e con otto stagioni nelle quali è andato in doppia cifra.
Fonte: CdS