Quanto è sottile a volte il filo che separa la felicità dall’amarezza. In cinque giorni il Benevento è passato dal sogno del primo posto alla dura realtà della “poltrona di legno”. Quarto e braccato, dal Bari e da una schiera famelica di formazioni che guardano con occhi languidi alle posizioni che valgono i play off. E’ la serie B, il campionato che come nessuno sa costruire castelli di carta da distruggere nello spazio di una
settimana. Prova a guardarsi dentro la strega, cerca di capire dove ha sbagliato. Si interroga e non fa fatica a trovare delle attenuanti: venerdì scorso col Bari, a detta di tutti la partita più bella del campionato, è mancato capitan Lucioni e la difesa ha fatto “crac”. Martedì sono rimasti a casa Ciciretti e Chibsah e a Novara si è giocato a ritmi da tango argentino. Troppo importanti le assenze (da aggiungere ai lungodegenti De Falco, Padella, Eramo, Puscas), aggravate dal forfait a metà partita di Ceravolo, colpito duro al muscolo della coscia.
Due ko di fila, diversi tra loro, ma ugualmente amari. Ora serve equilibrio, uno dei pregi migliori della squadra giallorossa nel girone d’andata. Occorre la saggezza di Fabio Lucioni, diventato papà poche ore prima di scendere in campo al “Piola”: il capitano giallorosso avrebbe voluto regalare qualcosa di importante al piccolo Gabriele, magari un’esultanza particolare dopo un gol. Invece ha dovuto masticare amaro per un ko che si sarebbe potuto evitare: «Mi dispiace per questa sconfitta, avrei voluto finisse diversamente. Ma se mi dovesse capitare di far gol da qui in poi, lo dedicherò sicuramente a questo evento indimenticabile per me».
Puniti oltre ogni demerito da un calcio da fermo, un incubo che torna. Qualcosa non ha funzionato nelle marcature preventive: quel pallone allungato sul secondo palo ha finito per tagliare fuori i difensori esterni e Troest, uno che non faceva gol da 15 mesi, l’ha buttata dentro. «Come in tante partite equilibrate – dice il capitano – è capitato un calcio di punizione che ci ha castigati. Ma non dobbiamo demoralizzarci, perché quello che abbiamo fatto finora va ben oltre la sufficienza». A Novara la squadra giallorossa si è un po’ adeguata ai ritmi blandi della formazione di Boscaglia e dopo un primo tempo in totale controllo, si è un po’ disunita in avvio di ripresa: «Noi – spiega Lucioni – siamo abituati ad arrivare al tiro dopo un gioco manovrato, non riusciamo a fare altro. Non è nelle nostre corde fare a pallonate e del resto preferisco perdere le partite giocando al calcio anziché fare come il Novara che si è tutto arroccato in difesa. I nostri avversari non hanno fatto tre passaggi di fila, non hanno neanche provato a giocare al calcio. E’ evidente che anche noi non abbiamo giocato al meglio, ma la nostra è una squadra che non si arrende mai, formata da ragazzi sereni e con grandi valori. Ci rifaremo».
In arrivo il derby con la Salernitana, un altro bagno di folla al Vigorito, un’altra sfida col cuore in tumulto: «Dobbiamo far valere il fattore campo, noi non ci abbattiamo, lavoreremo sodo per preparare questa sfida. Il gruppo ha voglia di rivalsa, vuole riscattarsi e regalare un’altra prestazione degna del Benevento. E lasciarsi alle spalle questa settimana amara».Corriere dello Sport