C’è già un piano per ricostruire il muro della difesa

egnano le grandi e le piccine, segnano gli attaccanti e i difensori, e dev’essere una questione d’attenzione negli abbinamenti, nelle coperture preventive, nelle fasi in cui il Napoli smarrisce se stessa, la propria natura verticale, e s’addormenta: tre reti le ha fatte la Fiorentina, in casa sua, con la difesa schierata; uno la Sampdoria – fu autorete – ma creando da rimessa laterale. Ce n’è sempre una nuova e sistemata «quella» falla se ne scopre un’altra.

C’è stato un momento, nell’epoca-Sarri, in cui il Napoli ha espresso una consistenza difensiva ch’è parsa come una prova di maturità superata: è capitato nella passata stagione, quando dalla nona di campionato alla quattordicesima, pur se di fronte ad avversarie non irresistibili (il Chievo, il Palermo, il Genoa, l’Udinese ed in Verona) attraversò cinque partite senza macchia. Il calcolo, alla fine, è apparso incoraggiante: «soltanto» trentadue reti subite, dodici in più della Juventus ma nove in meno della Roma, e comunque la seconda miglior difesa. E però tutto ciò rimane un episodio che ormai si perde negli archivi, perché intanto ha ricominciato a scarabocchiare le sue stesse imprese, creandosi turbamento da solo ed anche ripetutamente e persino in situazioni altrimenti (assai) agevoli: l’1-1 con il Palermo ha tolto parecchio in autostima, almeno quanto il 2-2 a Pescara, però quella era la prima giornata di campionato e sembrava potesse essere semplicemente un incidente d’inizio percorso. Ed invece andava colto il senso di quelle distrazioni.

Fonte: CdS

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