Girone d’andata ormai alle spalle, è giunto il tempo di tirare le somme. E’ sempre un momento particolare questo. Già, perché fermarsi ogni tanto e iniziare a guardarsi intorno, facendo una piccola conta delle cose andate bene e delle cose andate meno bene, mette chiunque davanti alla realtà dei fatti: quella vera, quella imprescindibile, quella inconfutabile. Ecco, a proposito di ciò: il Tempo è un tipo saggio, uno di quelli che la realtà dei fatti la osserva in silenzio e che alla fine ti liquiderà sempre con un «Te l’avevo detto!». Peccato, però, che in quel di Napoli c’è qualcuno che del Tempo è amico e che conosce perfettamente i suoi meccanismi e i suoi capricci: Maurizio Sarri.
Durante l’estate i media hanno bombardato TV, carta stampata, radio, web e social con un concetto, spesso manipolato a seconda dei contesti: «Il Napoli ha bisogno di una rosa ampia e di qualità!». La rosa ampia e di qualità alla fine è arrivata, calmando così l’animo volubile della piazza e degli addetti ai lavori. Eppure, alla prima serie di risultati negativi il tormentone si è riproposto, mutando in qualcos’altro: «Sarri deve cambiare e farli giocare tutti!», aggiungendo poi svariate lamentele sul processo di inserimento dei nuovi acquisti da parte del tecnico di Figline.
Già, il processo di inserimento all’interno dei meccanismi di gioco: uno dei punti più delicati della gestione sarriana dal suo inizio ad oggi. Sarri che, come dicevamo poc’anzi, è conoscitore e amico del tipo-saggio-con-l-orologio, sa perfettamente di quanto tempo necessita ciascuno dei nuovi elementi per poter essere finalmente a proprio agio negli ingranaggi tecnici della squadra.
Non ha dovuto attendere molto Piotr Zielinski, che tra le new entry è indubbiamente quella più inserita all’interno della squadra, anche perché con Sarri ha già giocato ad Empoli e per giunta molto, molto bene. Un uomo che conosce già il sistema, che all’interno di questo ci è nato e perciò ci sguazza: 24 presenze (1.284 minuti giocati), 2 reti in campionato e una totalità di calcio che mancava non poco a questo Napoli.
Subito dopo troviamo Amadou Diawara, che all’interno dei meccanismi sarriani ci è entrato di soppiatto e che più di una volta ha estirpato il posto da titolare ad uno dei pilastri della scorsa stagione come Jorginho. Le presenze per lui sono 14 (885 minuti giocati), ma il futuro tende a numeri altissimi. Ah, piccola nota a margine: la data di nascita recita «17 luglio 1997».
A fare da anello di congiunzione tra quelli inseriti e quelli meno inseriti, troviamo Nikola Maksimović, arrivato in azzurro non proprio per due spiccioli. Con l’infortunio di Albiól, il serbo è stato quasi costretto a scendere prematuramente sulla pista da ballo, seppur non conoscesse il ritmo e i passi giusti come le proprie tasche. Le presenze sono solamente 7 (576 minuti giocati) e i dubbi sicuramente non sono pochi. Già, perché anche in assenza dello spagnolo, Sarri gli ha spesso preferito l’esperto Chiriches, o addirittura il collaudato Lorenzo Tonelli, che dopo aver messo alle spalle tutte le noie fisiche ha collezionato finalmente 1 presenza e 1 gol.
Al penultimo posto di questa improvvisata classifica, troviamo Emanuele Giaccherini. Strappato al Toro, rischiando l’incidente diplomatico, l’ex Juve e Sunderland ha messo a referto 11 presenze (ma solamente 226 minuti giocati) ed 1 gol. Ad onor del vero, però, a differenza degli altri parte con un piccolo handicap: ma come si fa a mettere fuori José Maria Callejón?
Ultimo ma non meno importante, il croato Marko Rog, diventato in alcuni tratti della stagione un vero e proprio caso mediatico. Per lui le presenze sono soltanto 4 (134 minuti giocati), considerando che la sua prima apparizione è stata registrata agli inizi dicembre.
Se prendiamo in analisi la partita con lo Spezia di Coppa Italia, dove dal primo minuto hanno giocato tutti i nuovi acquisti (eccezion fatta per Tonelli e Milik), appare lampante il grado di inserimento all’interno degli ingranaggi di gioco da parte di ognuno, e quindi la considerazione che Sarri ha di questi nelle proprie gerarchie (per il momento). Rog ha fisicità e dinamismo, ma è ancora troppo acerbo per giocarsela con Zielinski ed Allan. Giaccherini ha dalla sua esperienza e duttilità, ma sulla destra Callejón è insostituibile e sulla sinistra è affare di Insigne e Mertens. Maksimović ha potenziale, ma anche tantissime cose da imparare lì dietro e resta per ora il grande punto interrogativo della gestione sarriana.
In conclusione, giunti a metà stagione, non bisogna allarmarsi se alcuni giocatori hanno meno utilizzo di altri, perché Sarri conosce esattamente il momento, il tempo e il modo per rendere ciascun elemento di questa rosa importante e adatto nei propri meccanismi di gioco. Valga anche per Leonardo Pavoletti. Già, perché il Tempo ha sempre ragione, ma Maurizio Sarri un po’ di più…