Non sempre le squadre riescono a comprendere l’esigenza dei propri calciatori, la loro fame e soprattutto il loro desiderio di esplodere. Questa è la storia di un ragazzo classe 97’ GIOVANNI SOMMA (trequartista), che ha visto sfumare la possibilità di giocare con la primavera di squadre di serie A come il Napoli o il Pescara per una questione di “soldi”. Si, il calcio funziona cosi, vali una cifra e quella cifra devi essere pagato ma davvero i soldi valgono più di un sogno?
Giovanni, quando e dove hai iniziato questo tuo cammino nel mondo del calcio? “Ero piccolissimo, avevo appena 8-9 anni quando entrai a far parte della scuola calcio Rea Romano, lì sono stato più o meno sei anni per poi andare via. Successivamente sono arrivato a Pomigliano dopo essere stato per due anni sotto osservazione del Napoli e del talent scout azzurro Eduardo Maresca, la cosa però non è andata a buon fine. A 16 anni ho esordito in prima squadra col Pomigliano contro l’Akragas, nella semifinale play-off, semifinale poi persa. Conto 41 presenze in serie D, e convocazioni nella Nazionale Dilettanti. Con la Nazionale LND under 18 ho vinto il torneo Roma Caput Mundi dove ho segnato anche una rete. Dopo quel trampolino di lancio diverse società di Lega Pro e Primavere di squadre importanti come quella del Napoli avevano desiderio di “comprare” il mio cartellino ma per questioni economiche non si è mai giunto ad un accordo con nessuna di queste. Ad oggi gioco in una squadra di promozione in Puglia e spero di poter rilanciarmi e riprendermi in mano il mio destino che più volte è stato intralciato.”
Hai lasciato Pomigliano perché non giocavi più? “No, nell’ultimo periodo io e la società non trovavamo punti in comune. Volevo la possibilità di giocare in una squadra che potesse lanciarmi e più volte ho fatto presente questa mia necessità ma non ero padrone del mio cartellino, fino a 25 anni erano loro a decidere tutto per me, ora la storia è diversa e spero davvero di riuscire a mostrare a tutti di cosa sono capace. Qui al Fortis Altamura, la mia attuale squadre, c’è un bel progetto. Ad ora siamo in zona play- off.”
Qual è la partita che ancora ti suscita emozioni nel rivederla o nel parlarne? “Per un calciatore tutte le partite sono importanti, ma se devo sceglierne una dico: Pomigliano- Taranto, vinta grazie ad un mio assist.”
Chi ne mondo del calcio ti ha aiutato a crescere come uomo e calciatore? “Gennaro Marasco, Umberto Prisco con cui ho giocato lo scorso anno e che mi ha insegnato davvero tanto, con lui vicino giocare diventa più semplice. Salvatore Galizia, Massimo Perna, c’è una lista infinita. Il calcio ti fa conoscere persone davvero speciali, una di queste è Felice Rea, capitano del Pomigliano.”
Invece, come calciatore professionista a chi ti ispiri? “I miei idoli sono David Silva e Ozil.”
Dove sogni di poter giocare un giorno? “Non ho una squadra preferita, sogno solo di giocare in grandi campi, di scalare categorie, di vivere facendo quello che amo.”
Cosa ti ha insegnato la serie D? “In una serie come questa impari tanto, soprattutto se sei giovane. A differenza delle primavere qui trovi persone che vivono di calcio, che mantengono una famiglia. Non è solo un divertimento per loro ma un lavoro. Io sono cresciuto così, metto sempre tutto me stesso in quello che faccio, ad ogni singola partita. Ho fatto tanti sacrifici e ora spero solo che questi siano ricompensati.”
Intervista a cura di Rosanna Buonauro
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