Che il calcio non sia una scienza esatta, è ai più risaputo. A volte, però, i numeri sanno essere sorprendenti, a tratti illogici. Quelli del Napoli, ad esempio, ci insegnano a guardare al di là delle apparenze. Per capire appieno il concetto, bisogna viaggiare a ritroso del tempo, tornando all’estate scorsa. Con l’addio di Higuain, capace di siglare 36 reti in 35 gare di campionato, il peso dell’attacco passa sulle spalle del giovane Milik, talentuoso centravanti proveniente dall’Ajax. Il polacco, a sorpresa, riesce persino a superare il proprio predecessore: in 593′ spalmati su 9 gare, il classe ’94 mette a segno 7 goal, gli stessi che Higuain era riuscito a trovare in 647′, giocando, tra l’altro, nella meno competitiva Europa League. Altro che rimpianti: a Napoli è sbocciato immediatamente un nuovo amore. Il fato, però, decide di cambiare nuovamente le carte in tavola: il crociato di Arkadiusz cede, Gabbiadini tradisce le aspettative ed i partenopei sembrano destinati al naufragio. A salire in cattedra, nel momento di maggiore difficoltà, è Mertens, il falso nueve più vero degli ultimi anni. Con 20 goal e 11 assist in 2.038 minuti giocati, il belga spinge il Napoli in vetta alla classifiche offensive del campionato, con ben 60 reti all’attivo. In Europa, solo Monaco (76) e Barcellona (63) vantano statistiche migliori. Il paradosso, che lo stesso Sarri avrà fatto notare alla squadra, è il calo di rendimento difensivo: nonostante un anno di rodaggio alle spalle e nuovi interessanti profili (Maksimovic e Tonelli), gli azzurri hanno subito 7 reti in più rispetto allo scorsa stagione. Ad oggi, Juventus (17), Roma (22), Inter (24) ed Atalanta (26) stanno facendo meglio dei partenopei (27). Dati inspiegabili, contro ogni pronostico alla vigilia della stagione. A mister Sarri il compito di trovare la quadratura del cerchio.
Calcio in Pillole, rubrica a cura di Umberto Garofalo
RIPRODUZIONE RISERVATA ©