Aurelio De Laurentiis e Maurizio Sarri due uomini così distanti e poi, «terribilmente», tanto vicini. La dialettica, quest’asse che sembra stia sempre sul punto di vacillare, prima di fermarsi davanti ad una affinità elettiva che riemerge e il tutto viene, poi, spedito nel cestino da uno De Laurentiis che, dinnanzi alle fattezze del clamore ridimensiona la portata delle proprie frasi, e commenta: «Ma cosa ho detto di così clamoroso?». E’ successo, ed accadrà ancora, che De Laurentiis e Sarri avranno modo di «scontrarsi» a distanza, come nel dopo-partita con il Palermo (il 29 gennaio), o abbracciarsi «idealmente», il 9 febbraio: «Il premio più gratificante è il riconoscimento per il suo calcio, ritenuto il più bello in Italia, forse d’Europa. E per quanto riguarda il futuro, io sono monogamo». La normalità è negli elogi e/o negli appunti, il tutto appartiene semplicemente alla natura caratteriale di chi ritiene logico commentare un Evento ed è consapevole che dal proprio allenatore gli arriverà una risposta a tono: «Ma a Castel Volturno ci sono io e so bene cosa fare». Sono ormai venti mesi che il contraddittorio procede ritmicamente, un rischio che (pare) quasi calcolato, è un rito che sembra rientri tra le voci d’un contratto rinegoziato nell’estate scorsa. Perché poi, tra tridenti, sovrapposizioni e scenografia di questo matrimonio alla napoletana che De Laurentiis rivendica («l’ho scelto io») è impossibile sottrarre il confronto: «Sono il sale e il pepe della vita». Ciak, si gioca… Boccaccia mia, non starti zitta…