Se l’è giocata senza spaventarsi per i canti classici, l’Hala Madrid, le coreografie bianche come meringhe e elaborate come un cupcake. Se l’è giocata sapendo che c’era Maradona a guardarlo, insieme a tanti altri napoletani importanti, e che non poteva essere, e non sarebbe stata, una serata come le altre. Insigne è abituato alle illusioni e alle disillusioni, gli era successo anche all’Europeo l’estate scorsa, e chissà quante altre volte prima, a partire da quei provini d’infanzia con le grandi squadre del Nord. È rimasto a Napoli, è diventato grande con il Napoli, con le teorie di Sarri e prima ancora di Mazzarri e Benitez. Tutta gente un po’ dura, che sembra che voglia inquadrarti, ma alla fine, assicura lui, ti lascia libero di creare. E Insigne ci è riuscito al Bernabeu, in una serata che ha portato illusione, ma anche la voglia di provarci ancora. «Abbiamo fatto qualche errore ma non ci arrendiamo, daremo il massimo al San Paolo». Insigne ci crede ancora, ha visto che fare gol al Bernabeu si può, con quella faccia tosta che il suo allenatore è pronto a riconoscergli. Faccia tosta, tatuaggi ovunque, maglie e scarpe di grandi giocatori, consigli del mito dei miti. Tutta roba che resta nella valigia di Insigne. La cosa più importante però è quella magia che ha tirato fuori al Bernabeu, che è un po’ illusione, ma è anche molto vera.
Fonte: gasport