E’ la «squadra», nella sua espressione più sarriana, nelle dimensioni tecniche e tattiche più aderenti al modulo, al sistema, a quel calcio verticale: è 4-3-3 senza ombra di dubbio, ma pur senza la tentazione d’essere prossimi a qualche ballottaggio. Non se ne intravedono, magari ci sono e comunque non si vedono. Perché il Napoli cresciuto alla distanza, formatosi nel tempo, modellatosi ad immagine e somiglianza del proprio allenatore, è quello che sembra scolpito nel «Santiago Bernabeu» ancor prima che s’inizi.
LA DESTRA
L’Idea s’è sviluppata con Hysaj e Callejon, le locomotive (le frecce?) del binario di destra, rimaste in officina con il Genoa e pronte a riprendersi la fascia, a batterla in lunghezza ed in ampiezza, con il sostegno di Zielinski, ormai ben oltre Allan, l’espressione alta d’un football ch’è cerebrale, fisico, tecnico. Ma si parte da Reina, chiaramente, poi la linea davanti che viene recitata a memoria, quasi come nel tempo in cui c’erano le numerazioni dalla uno alla undici, e s’andava con le pause: Hysaj, Albiol, Koulibaly, Ghoulam... Si prende fiato per tracciare simbolicamente un solco tra la difesa ed il centrocampo, che sarà di Zielinski, Diawara, Hamsik. E poi di corsa, di slancio, sull’attacco: Callejon, Mertens, Insigne.
LE CHANCHE.
Ci sono i cambi immediati, i primi ed i secondi (e basta leggersi le statistiche), ci sono gli «apparentamenti» nei ruoli, ci sono quelli che in queste ultime tre sedute tenteranno di fare un passo avanti, per far nascere legittimi dubbi in Sarri: Jorginho, che è forma diversa di regista, proverà ad affiancare Diawara. Sembra, «onestamente», l’unica possibile perplessità della vigilia, pur avendo Chiriches e Maksimovic, Allan e Pavoletti e Giaccherini le proprie, legittime aspirazioni. Ma si notano undici magliette pronte, forse sarà soltanto una percezione.
Fonte: CdS