Forza. Timore. Determinazione.
Le gambe che tremano, il boato dello stadio, la responsabilità di un popolo che ti ha donato l’anima, l’onore e l’onere di non poterli deludere.
I sogni più grandi sono quelli che la paura non la mettono da parte, ma la coltivano, la tengono vicino, la conservano al caldo, perché le esperienze vanno vissute in tutta la loro completezza per poterne godere. E il Napoli vuole godere.
Vuole perché il Real Madrid, inavvicinabile fino a qualche mese fa, ora è lì, a portata di mano, proprio come quei sogni che la notte sembrano talmente veri da poterli toccare. Sarri però è sveglio, e parecchio, e la sua conoscenza tecnica e tattica farebbe arrossire anche Napoleone Bonaparte. A Madrid lo sanno, e per questo da settimane continuano a guardare ammirati le gare degli azzurri, che da cenerentola degli ottavi sono diventati uno spauracchio anche per i campioni d’Europa.
Sul valore dei singoli ci sarebbe da rabbrividire: Sergio Ramos, Kroos, Modric, e chi più ne ha più ne metta. Senza considerare quei tre lì davanti, il cui solo nome farebbe gelare il sangue al più temerario.
Sarri temerario lo è, ma è impensabile che riesca a guardare con distacco a ciò che aspetta i suoi: una doppia sfida che è lotta e redenzione, favola e storia realissima.
Temerario, appunto, ma anche certosino conoscitore della materia: a tal proposito ricordiamo la sfida dell’anno scorso tra i blancos e la Roma del neo-arrivato Spalletti, che giocò un’andata e metà del ritorno in maniera magistrale. Risultato? 2-0 all’andata e 2-0 al ritorno, “tutti a casa” recitò lo stesso tecnico di Certaldo. Segno che i campioni d’Europa, se vogliono, possono vincerla in qualsiasi momento. In quella doppia occasione i giallorossi non ebbero la personalità di finalizzare l’enorme mole di gioco e di occasioni prodotte; il Napoli, dal canto suo, vive un momento straordinario dal punto di vista prolifico, e solo segnare un gol al ‘Bernabeu’ aprirebbe degli scenari impensabili qualche anno fa.
Impossibile? Tutt’altro. Il Real ha dimostrato nelle ultime settimane di faticare contro le squadre che scelgono di giocarsela e non solo di non prenderne troppi: occasione ghiottissima per il Napoli, che ha come unica chance di passaggio del turno quella di avere il coraggio di essere se stesso, di non snaturarsi, di non assoggettarsi al blasone e al calibro di una delle squadre più vincenti della storia di questo magnifico sport.
Magnifico perché capace di regalare un’occasione a chi ha dovuto rincorrerle per tutta la vita: penso a Sarri, scappato via dalla vita regolare da impiegato per inseguire le folli traiettorie di un pallone; penso a Marek Hamsik, che ha rinunciato ad una carriera probabilmente più vincente ma non per questo più appagante, e che si è meritato il titolo di simbolo di una città intera; penso a Callejon, che ha dovuto fare un passo indietro nella carriera (ammesso e non concesso che lo sia davvero) per poi rendersi conto che in realtà ne aveva fatti tre avanti; e penso a tutti i napoletani, dispensatori e ricercatori per eccellenza di emozioni, che vedono in questa sfida contro Golia un’occasione di riscatto per chi, per troppi anni, ha vissuto sulla precaria altalena tra delusione ed esaltazione.
Qualcuno la definirebbe ‘bellezza collaterale’, la capacità di cogliere il significato di tutti i segnali che la vita ci manda, soprattutto nei momenti bui. Delusione ed esaltazione, perché le esperienze vanno vissute in tutta la loro completezza per poterne godere. E stavolta il Napoli può godere.
A cura di Marco Prestisimone