Prima mezzora appannaggio del Genoa. A metà campo si soffre, si tarda a prendere ritmo e la lucidità si fa attendere. Il Napoli non riesce a giocare il suo solito calcio fatto di velocità e gioco corto, non si vedono triangoli corti. La metà campo non da verticalità. I primi venticinque minuti il Napoli è bloccato psicologicamente perché Diawara al centro si limita al compitino e soffre il pressing cosi come Zielinski ed Hamsik ai lati faticano a trovare metri necessari per le giocate solite che sanno di ampiezza e profondità. Si fa fatica, tanta ed il Napoli non decolla. Il ritmo del Genoa è impressionante ma non garantisce tenuta fisica per tutto l’arco dei novanta minuti. La speranza è questa e si avvera. I minuti scorrono ed il Napoli risale. Il Genoa non riesce più a “prendere” alti i mediani azzurri che risalgono dalla zona palla e costruiscono il gioco trovando metri e spazi. Si consuma il primo tempo diviso tra venticinque minuti di dubbi ed il resto dei venti di speranza. Speranza che diventa puntuale realtà agli inizi del secondo tempo quando Zielinski a rimorchio raccoglie un’invenzione di Mertens. La partita finisce qui. Sale il possesso palla, il Genoa non riesce a ripartire oltre il dovuto ed il Napoli trova ancora il goal con Giaccherini. E’ due a zero, la metà campo azzurra gioca sul facile ora perché la partita è in salita per il Genoa che non riesce a trovare tempi e spazi di manovra e quando li trova manca la lucidità necessaria per concludere. La stessa lucidità che il primo tempo aveva adombrato il Napoli. A metà campo la squadra sa aspettare la partita e trovare con intelligenza l’attimo giusto per risalire la china. Promossi, in attesa di Madrid.
a cura di Alessandro Tullio