L’editoriale di Ciccio Marolda.
“Per un tempo ha fatto la sua parte. Ha resistito quello che ha potuto il Genoa aggressivo e soffocante. Poi, affannato, s’è piegato pure lui. Colpa del suo ancor più fragile spessore dopo gli addii dell’ultimo mercato, ma anche “colpa” di un Napoli con qualche sofferenza, eppure con una gran voglia di chiudere il conto senza ansie esagerate. Perché quest’era il patto dello spogliatoio: prima si pensa al campionato e poi al Real. Senza distrazioni, senza tradimenti e alla fine così è stato. Non una mezza prova generale, questo no, ma di sicuro un pieno di fresca adrenalina alla vigilia, ormai, della notte di Madrid. Un tempo e un poco, insomma, e poi s’è liberato il pensiero azzurro. Ed è subito partito per la Spagna. Con “destino” quella partita che al di là d’ogni profilo di prestigio e di danaro e anche d’ogni legittimo sentimento di speranza e d’ottimismo avrà tra i suoi piedi illustri altri singolari e inimmaginabili valori. Ad esempio: hanno qualcosa in comune Zizou e Mau’? No? E invece sì. Non si tratta di titoli e trofei, questo è ovvio, però, fatto singolare e per certi versi persino divertente, tutti e due, uno a Madrid e l’altro a Napoli, furono chiamati per ricostruire sulle macerie e sulle delusioni lasciate dal signor Benitez. E tutti due, con le dovute proporzioni, si capisce, hanno vinto la scommessa visto che hanno riportato successi (Zizou), fiducia e novità in ambienti un po’ depressi.
Sì, anche novità. E sostanziali, se è vero come è quasi vero che Zidane è il più italiano degli allenatori in Spagna e il senor Sarri è il più spagnolizzato del nostro campionato. Anche se le loro filosofie sono assai diverse. Zidane, che a casa non ha più spazio per titoli e trofei, così come pretendeva quand’era calciatore, seppure in una organizzazione necessaria, lascia parecchio spazio al talento e all’iniziativa personale. Il signor Sarri, invece, è un programmatore senza eguali. Ha un’idea di gioco e a quell’idea la squadra ha il dovere di votarsi. Che è strada assai più complicata per vincere qualcosa, è vero, ma che intanto regala gioco e soddisfazioni.
Sì: gioco, organizzazione, geometrie disegnate in anticipo sul prato contro talento, esperienza, abitudine al successo mercoledì al Bernabeu, dove ognuno porterà quello che ha. E chi ha più di tutti è proprio Zidane, forte di una collezione di successi straordinari, ma al quale manca una coppa Italia della serie D. Il signor Sarri proprio quella porterà in Spagna. Perché il calcio è fatto di storie belle ma anche assai diverse. Come quelle di allenatori che cominciano dal Real Madrid e quelle d’altri, invece, costretti a scalate faticose. Ma in una partita secca o due, si sa, tutto può accadere. Non è proprio questo il bello del pallone? “