I tempi di Aguero, Messi, Maradona e Cristiano Ronaldo sono andati. Eppure anche quella volta fu Gianni Di Marzio a scoprire i talenti in erba. Erano giovani calciatori, nulla di più: dei ragazzi alle primissime armi che però avevano già quell’ X Factor inconfondibile che non poteva passare inosservato all’occhio attento dell’ex allenatore del Napoli.
«Seguo il Sub 20 dal 2000 e ho ancora i documenti di quando ho proposto Messi, Aguero e Tevez alla Juventus».
Oggi Gianni Di Marzio è di ritorno dalla competizione per ragazzi che si sta svolegendo in Ecuador. «Ho sempre seguito questa competizione perché ho delle consulenze a livello internazionale e certo questa volta non potevo né volevo perdermi questa occasione. Si giocava a tre ore di auto da Quito perché lì a 2800 metri di altezza non era possibile per i ragazzi».
Eppure Gianni Di Marzio non si è tirato indietro, neanche davanti alle problematiche geografiche. «Prima di partire devi fare l’elettrocardiogramma, controllare la pressione e sapere se stai a posto fisicamente, altrimenti non hai l’ok per andare».
Test medici superati e valigia pronta, alla scoperta dei talenti del futuro. «Ho visto quattro o cinque ragazzi che diventeranno grandi. I migliori del torneo sono stati Lyanco, difensore brasiliano e Caio, playmaker anche lui brasiliano che già gioca nell’Atletico Madrid di Simeone».
Ma non solo. «Mi hanno colpito anche Douglas Luis, centrocampista offensivo brasiliano che ricorda Willian del Chelsea e il cileno Richard Paredes, esterno offensivo che gioca a centrocampo».
Poi non vuole aggiungere altro. «Perché altrimenti tutti si rubano le mie dritte quando dovrebbero venire loro stessi a seguire una competizione del genere e vedere coi propri occhi i talenti più promettenti».
Un pizzico di ironia, certo, perché per Gianni Di Marzio questa è soprattutto una grande passione. «Viaggio sempre da solo e anche questa volta ero organizzato con amici argentini e spagnoli per andare a vedere le varie partite. Fino a quando biologicamente mi sentirò di farlo, lo farò, perché mi piace».
E negli anni la sua figura al Sub 20 è diventata una vera e propria icona. «Mi hanno intervistato tutte le reti sudamericane. Mi chiamano Maradona perché sanno che Diego l’ho scoperto io».
Anche perché per Gianni Di Marzio questo è un lavoro che va al di là dello scouting. «Durante l’intervallo vado negli spogliatoi a parlare con i giocatori che mi interessano, li guardo da vicino, mi faccio dare il numero del procuratore e li metto in contatto con le società che rappresento».
In Sudamerica lo conoscono tutti e in quest’ultimo viaggio è stato anche con Daniele Conti (che era lì per il Cagliari). «Il Napoli si affida ad un ragazzo brasiliano che segue i giocatori sul posto e poi li segnala al club azzurro. Anche se magari non ha la percezione ideale del loro possibile inserimento nel calcio europeo».
Fonte: Il Mattino