Il belga: «Non possiamo perdere punti così». E’ fatta, e non c’è più verso di rimediare: Napoli 1, Palermo 1, con Dries Mertens che lascia dondolare il capoccione, incurante del suo tredicesimo gol in campionato, il diciassettesimo stagionale, perché ci sono gioie che evaporano nell’effimero di questa notte che va attraversata (quasi) da insonne. «Ci sono partite da vincere e invece ci abbiamo rimesso due punti: volevamo vincerla e invece… peccato, potevamo salire al secondo posto, ma loro sono stati bravi a difendere, a chiudere gli spazi».
C’è scappato soltanto un assedio, quelli che si definiscono sterili, quelli che ti consegnano il 75 per cento di possesso palla, circa ottocento passaggi contro gli scarsi trecento degli avversari, quelli che ti lasciano specchiare nei diciannove tiri e ti concedono l’immagine deforme che a Mertens fa venire il mal di testa: «Ma ora c’è una sola cosa da poter fare: rialzarsi ed immediatamente. Lo sapevamo che sarebbe stata difficile, perché il Palermo sta cercando disperatamente di salvarsi, ma è diventata immediatamente più dura con il loro vantaggio. E poi». Il Napoli è comparso tardi, quasi senza mai riuscire ad essere se stesso: ci ha provato, ha sbattuto addosso a Posavec, ha preso una traversa, ha sbagliato di suo ed alla fine ha persino dovuto ringraziare il portiere avversario, complice di Mertens che non ha motivo per gustarsi un gol che vale poco. «Lo abbiamo trovato forse tardi, rispetto a quello che abbiamo prodotto. Loro non ci hanno lasciato spazio, ma noi siamo stati comunque in grado di arrivare alla conclusione. Dovevamo riuscirci nel finale».
La sindrome delle provinciali, rieccola; o quella delle partite (sulla carta) agevoli: pareva lo fosse quella di Bergamo o quella di Marassi con il Genoa o alla prima, ancora se la ricordano, a Pescara. E’ lì che il Napoli ci ha rimesso un capitale; è ripensando a quelle ore e mezza di insolita «follia» che Mertens si perde in una espressione significativa: «Ora dobbiamo recuperare, per fortuna il campionato è lungo ed offrirà altre occasioni. Abbiamo buttato via questa, ma restano ancora sedici partite». E del tredicesimo gol, non rimane (quasi) nulla: «Io volevo vincere, come i miei compagni».
Fonte: CdS