Il Mattino – G. Trapattoni: “Hamsik? Ha un grande spirito di adattamento alle esigenze della squadra”

L'ex c.t. dell'Italia: "Insigne? E' il momento decisivo per la sua carriera"

Il Trap questo duello lo ha vissuto a metà anni Ottanta: allenava la Juve e il Napoli di Maradona cominciava a dare i primi segnali nella lotta al vertice. Negli ultimi cinque anni la sfida Juve-Napoli si è riaccesa con la squadra azzurra unica capace di fronteggiare i bianconeri. Ecco quanto dichiarato dalle pagine del “Mattino”

Ma il Napoli questo scudetto può davvero vincerlo? «Il Napoli è la squadra più accreditata a poter soffiare lo scudetto alla Juve che però resta la squadra favorita. Ma gli azzurri sul piano tecnico non sono inferiori e possono puntare al titolo».

E la Roma? «Una bella squadra guidata da un allenatore che stimo moltissimo. Spalletti sta facendo un grande lavoro ma il Napoli ha qualche giocatore in più capace di fare la differenza».

Ad esempio Insigne: sta giocando fortissimo, meriterebbe anche una maglia nell’Italia? «Insigne è un ragazzo serio, intelligente ed è importante soprattutto che tenga sempre i piedi a terra perché a volte i troppi elogi possono essere controproducenti. Un giovane molto interessante, tra i migliori in circolazione ed ha l’esperienza e la personalità giuste per fare bene nell’Italia: è il presente e il futuro per la nostra nazionale».

Hamsik è sempre più un uomo chiave? «Ha un grande spirito di adattamento alle esigenze della squadra, è uno di quei giocatori importantissimi per un allenatore che ti fa benissimo la parte offensiva e con grande applicazione quella difensiva. Uno di quelli che faresti giocare sempre».

A chi lo paragonerebbe della sua vecchia Juve? «Ho avuto tanti grandi campioni, probabilmente quello a cui si avvicina di più è Boniek: per lo spirito, la mentalità e la sua capacità di trascinare, oltre che per l’ottima tecnica».

Il vero fuoriclasse è Sarri? «Ho una grandissima stima per lui, in riferimento a tutto il suo percorso e per come gioca il Napoli che sta facendo vedere il calcio più bello d’Italia. Però ha davanti una squadra che è abituata a lottare per il vertice perché la Juve è una società che ha nel suo Dna la vittoria».

Ora il Napoli vince anche quando non gioca benissimo: può essere questo l’ultimo step per mettersi al livello della Juve? «Il salto di qualità è soprattutto psicologico. Napoli è una piazza abituata al bel calcio, ha visto giocare Maradona nel suo momento migliore. Però il campionato logora molto e bisogna anche vincere senza riuscire a giocare benissimo. Il mio credo è stato sempre quello che i tifosi pagano il biglietto ed è giusto che si divertano, ma che la cosa che sta loro più a cuore è innanzitutto vincere. A me a volte lo diceva anche l’avvocato Agnelli: caro Trapattoni in questa partita non mi sono divertito tanto ma l’importante è che abbiamo vinto».

Nel girone di ritorno diventa tutto più difficile: è d’accordo con questa tesi? «Aumenta il numero di gare, i giocatori cominciano ad avere nelle gambe 26-27 partite e si comincia ad avvertire la fatica. L’importante è che la squadra azzurra sia convinta di potercela fare. Se il campionato fosse un incontro di pugilato e lo scudetto si assegnasse ai punti lo darei al Napoli per volume di gioco ed occasioni».

L’attacco dei piccoletti va a mille, se l’aspettava Mertens così forte da centravanti? «Sta funzionando molto bene però non può sempre riuscire al meglio ed ecco perché in tante gare hai bisogno di altre soluzioni per trovare il gol. Ad esempio nella mia Juve dei campioni spesso i gol decisivi li segnava il nostro stopper, Brio di testa su calcio piazzato. Ma in questo senso vedo che il Napoli di Sarri è messo bene».

E quindi saranno importanti anche Pavoletti e Milik? «Ovviamente sì perché Sarri avrà due centravanti veri e quindi potrà eventualmente dare respiro in attacco a qualche altro, toglierlo mezz’ora prima ed è importante perché non puoi sempre tirare la carretta per tutto l’anno».

La fase difensiva, il Napoli continua a prendere qualche gol di troppo rispetto alla Juve… «L’eccessiva spinta, la partecipazione al gioco da parte di tutti in alcuni momenti porta a sbilanciarti e a subire qualche gol in contropiede. A volte una rete puoi prenderla da calcio piazzato, io facevo analizzare anche i falli laterali battuti dagli avversari. In questo senso il Napoli è messo benissimo perché Sarri dà grande importanza allo studio dei particolari».

La Champions: pronostico chiuso per il Napoli contro il Real Madrid? «Sarà decisiva la partita fuori casa, quella d’andata al Bernabeu. Il Real ha un suo cliché, gli spagnoli hanno questa loro legge e quando giocano a Madrid si sentono un po’ gli inventori del calcio. Lì bisogna giocare con grandissima intensità e ci vuole umiltà nel fare al meglio la doppia fase, ricordo una volta che Bettega per 50 minuti si trovò a fare il terzino. Per superare l’ostacolo ci vuole attaccamento alla maglia, sacrificio e spirito di abnegazione da parte di tutti».

Il Napoli può farcela nell’impresa? «Certo che può farcela perché per il Napoli sarà difficile andare a Madrid ma lo sarà anche per il Real venire a Napoli. E poi il calcio è sempre quello, in campo si gioca con un solo pallone: quando ce l’hanno gli altri tra i piedi devi fare di tutto per prenderlo, quando ce l’hai tu il tuo obiettivo è fare gol. Questo vale sempre anche se l’avversario si chiama Real, l’importante è non farti condizionare dal nome dell’avversario».

Quanto è dura gestire i tre fronti? «Questo è il momento decisivo della stagione, non bisogna mai puntare a un solo obiettivo e considerare qualche altro meno importante perché poi può succedere di uscire su un fronte. Insomma, non bisogna fare calcoli e puntare a tutto: il Napoli deve metterci la stessa determinazione nella coppa Italia come nella Champions e in campionato».

La Redazione

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