Omar Sivori, detto “El Cabezon”, è stata una stella del calcio degli anni 50′ e 60′ del campionato italiano. Nasce in Argentina, a San Nicolás de los Arroyos, il 2 ottobre del 1935 da una famiglia di origini italiane.
Sin da subito, entrò a far parte del River Plate ed è proprio nel club argentino, che i veterani della squadra gli diedero il famoso soprannome di “El Cabezon”, a causa della sua folta chioma. Con la maglia del River, Sivori iniziò la sua avventura nel 1954 e la conclude dopo appena tre anni, nel 1957. Per tutte e tre le stagioni, porta a casa il campionato argentino.
Chi lo porta in in Europa e quindi in Italia, però è la Juventus, che a 21 anni individua in lui l’uomo perfetto per scrivere pagine importanti della storia bianco-nera. Sivori era un calciatore talentuoso e il suo cavallo di battaglia era il dribbling. Le caratteristiche c’erano tutte per entrare a far parte di un club prestigioso come la Juventus, infatti il giovane argentino giocò con calciatori del calibro di Boniperti e Charles, i quali formarono il famoso “Trio Magico”.
Con la maglia bianco-nera, “El Cabezon” vince tre campionati e realizza la bellezza di 174 reti considerando tutte le competizioni, tanto da portarlo poi a conquistare il Pallone d’oro nel 1961, grazie anche al fatto di essere oriundo. Quell’anno il calciatore della Juventus arrivò sul gradino più alto del podio proprio avanti a un altro colosso del calcio mondiale come Luis Suarez che militava nell’Inter.
Ma nel 1965, ci fu il passaggio storico di questo calciatore, forse il primo clamoroso nella storia dalla Juventus al Napoli. A convincere il fuoriclasse argentino, fu proprio un suo connazionale, il “Petisso” Bruno Pesaola che fece di tutto affinché Omar Sivori venisse a giocare ai piedi del Vesuvio.
L’allora Presidente del Calcio Napoli, il Comandante Achille Lauro, convinse Agnelli a cedere Sivori, ordinando due motori navali dalla FIAT. Così tesserò il talento argentino e creò una coppia offensiva estremamente forte composta proprio dal neo acquisto italo-argentino e da un altro Sudamericano, per la precisione brasiliano, Josè Altafini. Al suo arrivo, la città di Napoli esplose di gioia, tanto da accoglierlo molto calorosamente alla stazione di Mergellina.
Col Napoli disputò 4 stagioni, dal 1965 al 1969, ma la sfortuna lo perseguitò e non gli permise di esprimere tutto il suo potenziale anche con la maglia azzurra. Furono solo 16 le reti realizzate più la conquista della Coppa delle Alpi nel 1966. Un brutto infortunio al ginocchio destro infatti, durante una tournee del Napoli in Colombia, gli impedì di continuare la carriera da calciatore. Divenne un idolo indiscusso del San Paolo, infatti le sue ultime magie da calciatore le fece proprio li a Fuorigrotta e nonostante nel suo cuore avesse tanta Juve, col passare degli anni ci mise anche tanto Napoli. Fu molto commovente il suo addio al calcio giocato, infatti questo avvenne in una puntata della trasmissione “Canzonissima” il 21 dicembre 1968 in cui Sivori era in collegamento da Napoli e annunciò a tutti il suo addio dai campi di calcio.
Particolare fu anche la sua storia con la Nazionale, o meglio dire con le Nazionali. Infatti Sivori giocò sia con l’Argentina, con cui vinse una Coppa America nel 1961, sia con l’Italia con cui partecipò ai mondiali in Cile nel 1962.
La carriera di questo calciatore è stata condita da magie in campo, da grandi gol ma anche di squalifiche a causa del suo forte carattere. Di sicuro però, può essere considerato uno dei più grandi calciatori che abbino giocato a Napoli.