Il Napoli, caricato a mille dalla visita di Maradona nel fortino di Castelvolturno, sbanca il Meazza piegando la resistenza del Milan che pure aveva cercato la rimonta nel finale. La prima parte della partita, circa mezz’ora, gli azzurri sembrano giocare con i sincronismi che solo nei videogame è possibile vedere. Due reti messe a segno nei primi dieci minuti, realizzate da Insigne e Callejón, entrambe ispirate da Mertens in versione D10S. Altrettante occasioni sbagliate, proprio dal folletto belga ed un rigore netto di cui solo il direttore di gara, il fiorentino Rocchi assoluto peggiore in campo, non si avvede. Non sono mancati altri elementi caratteristici della squadra di Sarri nella vittoria di Milano. L’errore di posizione commesso dalla coppia Jorginho-Tonelli è costato il gol che ha rimesso in partita la squadra dell’ottimo Montella. Non è mancata la grinta nel difendere, fino al triplice fischio, una vittoria fortemente voluta e senza dubbio più che meritata. Tra una mischia e l’altra nell’area di rigore presidiata da Pepe Reina, Insigne e ancora Mertens, soli davanti al napoletano Donnarumma, si sono lasciati ipnotizzare dal numero uno della squadra di casa. C’è stata anche traccia del buon mercato estivo fatto dal diesse Giuntoli ed è tutta nei tre cambi con cui Maurizio Sarri ha completamente avvicendato la linea mediana senza che il gioco ne risentisse…roba che solo poche squadre possono permettersi di fare. Nonostante la vittoria, laddove persino la Juve-squadra-di-un-altro-pianeta (…detto tutto di un fiato fa tutto un altro effetto, provare per credere…) è caduta, a fine gara abbiamo assistito all’assurdo! Critiche al Napoli per aver vinto solo di misura, lasciando in bilico il risultato fino al novantesimo (…a Milano, sic!…) e fiumi di complimenti a Montella ed alla sua squadra per aver tenuto vivo il match fino in fondo. Beninteso, siamo tutti d’accordo nel fare i complimenti all’aereoplanino ma da questo a farlo diventare il vincitore della serata ce ne corre! È grottesco, a dir poco, che le vittorie di misura, ottenute soffrendo e difese con grinta e cinismo, siano considerate vittorie da grande squadra se ottenute da altri colori, mentre sono considerate un limite se a portarle a casa sono gli uomini di azzurro vestiti. Non avevamo invocato di usare la cazzimma per compiere il definitivo salto di qualità? Non avevamo applaudito coloro che vincevano badando esclusivamente al risultato e non si continua tuttora a farlo, al riguardo di Juve e Roma? Non eravamo tutti concordi nel ritenere che sarebbe stato meglio essere meno belli e più cinici?
Prendiamo atto di questa difformità di giudizio e andiamo avanti per la nostra strada. A Milano un campanello d’allarme c’è comunque stato e riguarda la tenuta atletica di Hysaj, che sotto il peso delle troppe partite giocate comincia a lanciare segnali di stanchezza. Con Bonaventura intenzionato a raddrizzare il risultato, il terzino albanese è andato spesso in affanno, nel senso letterale del termine, trascinando con se anche Tonelli, andato spesso in difficoltà dovendo giocare per due. L’idea di acquistare un terzino di riserva, meglio se ambidestro, che potesse sopperire all’assenza di Koulibaly impegnato in coppa d’Africa e che permettesse a Hysaj di tirare un po’ il fiato, non era così campata in aria. Tuttavia, questa operazione non sembra essere annotata sull’agenda di Giuntoli. Christian Maggio è un professionista eccellente ma, per raggiunti limiti di età, non è più in grado di garantire il giusto contributo alla causa napoletana ed il tecnico di Figline, ben consapevole di questo, ha pensato bene di tenere in campo Hysaj per tutti e novanta minuti, confidando anche nella stanchezza che prima o poi Bonaventura avrebbe dovuto avvertire. Pur evitando di fare voli pindarici e senza lasciarsi trascinare dall’adrenalina che ‘un giorno all’improvviso’ cantata a San Siro dalle migliaia di cuori azzurri ha trasmesso a tutti, rimane oggettivamente un grandissimo risultato quello ottenuto dal Napoli e fa bene Sarri a non firmare per nessun risultato, con tutto il girone di ritorno ancora da giocare. Chiosa finale sull’abbraccio tra Buffon e l’arbitro Tagliavento al termine di Juve-Lazio. Senza nulla voler insinuare, quello che a molti è sembrato un comportamento piuttosto inusuale e certamente più consono a due compagni di squadra che ad un direttore di gara (peraltro sempre molto discusso e discutibile!) assume i caratteri della normalità se avvenuto tra le mura dello Stadium…e anche di questo, prendiamo atto! Avanti Napoli, Avanti!
Riccardo Muni