Ha un’anima questa Coppa Italia, è un obiettivo vero, non è una patacca. È un «titulo» autentico, per dirla alla Mourinho. E allora è giusto che tocchi a uno dei suoi vecchi pupilli ai tempi del Real Madrid, José Callejon, fare il gol che regala la semifinale al Napoli. La quarta nelle ultime sei edizioni. Altro che seconde linee, al diavolo il Napoli-2, le riserve stanno bene dove stanno: «Abbiamo vinto questa partita grazie alla nostra esperienza». È stato Callejon a far cambiare il vento, in una serata dove poteva davvero succedere di tutto. Ma lui è una stella che non cerca mai di risparmiare luce.
Che gioca a fare il duro, ma non lo è neppure con le parole. «Non era una gara facile, ma noi ci tenevamo ad andare avanti in Coppa Italia. Milan o Juve? Per noi è lo stesso, se la vedano loro. Il nostro lo abbiamo già fatto. Io sono contento perché la Fiorentina è una delle grandi della serie A: ha palleggio, buone individualità. Che non sarebbe stata una passeggiata era chiaro a tutti. E nessuno di noi ha preso sottogamba la partita. La nostra mentalità migliora ogni giorno di più».
Lui, gol a parte, come sempre tra i migliori: ha vinto il duello con Oliveira come gli capita in quasi tutte le partite. «Una gara seria sotto il profilo tattico e molto faticosa sotto l’aspetto mentale. Noi l’abbiamo affrontata con la giusta determinazione anche se abbiamo spesso sofferto».
Callejon si prende la semifinale: è al secondo gol in tre giorni. Josè è un uomo che sa, che fa, che cambia i destini. Ieri ha annusato il gol quando la squadra era in difficoltà: sembra sempre uno sul punto di evaporare per il troppo gioco, le troppe corse, il troppo sudore, invece ogni volta si rialza e finisce per essere uno dei migliori: «Siamo stati bravi a non pensare al campionato, a concentrarci solo sulla serata di Coppa Italia. Noi nella testa pensiamo a un avversario alla volta: ora ci rituffiamo nel campionato e alla gara con il Palermo di domenica».
Si sapeva che era un drago quando venne prese dai Galacticos nell’estate del 2013, ma nessuno immaginava che lo fosse così tanto. Non era un titolare fisso, anche se Mourinho lo adorava. E non è un caso che lo abbia adorato anche Benitez e adesso Sarri. Da quando è a Napoli ne ha saltate solo due di partite: col Sassuolo (nel febbraio del 2014) e con il Villarreal (nel ritorno di Europa League). Ma solo con gli spagnoli per scelta tecnica: nel primo caso era squalificato. «Lo scudetto? Nessuno ci pensa. Pensiamo solo al prossimo avversario. Non era facile passare il turno con la Fiorentina, se ci siamo riusciti è stato per la nostra capacità di avere pazienza», conclude ancora Callejon. Un professionista esemplare, uno stakanovista, un altruista. Il suo modo di vivere il mestiere, non solo la singola partita, e la sua capacità di fare gruppo sono le arme in più di questo Napoli. Perché Callejon è davvero l’uomo in più.
Fonte: Il Mattino