Caro Buffon, ti scrive uno dei tuoi tantissimi tifosi, un tifoso non dei tuoi colori ma della tua grandezza sportiva e umana. E si potrebbe mai non essere tra i tuoi tifosi in questo senso? Come il sublime Totti tu sfidi il Tempo, e insegni ai giovani cosa significa soffrire per essere all’altezza della propria fama.
Come pochissimi altri calciatori tu sei quello che, in un Paese rissoso e livoroso, va ad abbracciare gli avversari anche quando quegli avversari ti hanno fatto mordere l’erba; tu sei il simbolo intramontabile dell’agonismo buono, e incarni le doti cavalleresche della sportività. E allora, caro e grande Buffon, potresti dirmi perché alla fine della partita vinta con merito contro la Lazio sei andato ad abbracciare l’«addizionale», ovvero il giudice di porta, il signor Tagliavento? Sai, caro Buffon, tu per quanto mi riguarda sei liberissimo di abbracciare qualsiasi cosa, anche il palo della porta o la panchina o il secchio dell’acqua: ma quell’abbraccio a un arbitro è risuonato come una piccola stonatura in una bella sinfonia. Sto esagerando? Potrebbe darsi, certo, ma pensaci un momento: forse che in un dibattimento in aula tra due parti che si scontrano davanti a un magistrato accade che, alla fine del dibattimento, una delle due parti vada ad abbracciare il magistrato che è stato super partes a regolare lo scontro tra le parti? So che sei un uomo serio e integro, e so che ti sembrerebbe strano un abbraccio del genere: sono sicuro che lo capisci. Ma gli arbitri in una partita hanno un po’ il ruolo di un magistrato in un dibattimento: non ti pare? E devo sussurrarti in un orecchio che le parti, dopo i dibattimenti, non abbracciano nemmeno i giudici popolari, e men che mai i giudici di pace, a meno che non siano irresistibilmente attratti dal sex appeal di giurati e giudici di pace! Sono sottigliezze, dirai, e nessuna legge vieta di abbracciare il giudice di porta alla fine di una partita: certo, caro Buffon, ma tu sai bene che il galateo sportivo non è fatto solo di leggi scritte, ma anche di piccole e grandi leggi non scritte. Insomma, a dirtela con il candore dei tanti tifosi della tua grandezza sportiva, noi non capiamo quell’abbraccio. Dicci, Gran Portiere: è stato un gesto di affetto incontrollabile e inconscio in cui manifestavi la riconoscenza verso il Mondo intero dopo una settimana difficile per la tua squadra? E’ stato il gesto di un Nobile Feudatario che, facendo parte dell’Impero calcistico più ricco d’Italia e fra i più ricchi del mondo, si china su un piccolo «addizionale» come un imperatore che manifesta affetto a un suo valvassino? Sai, caro Buffon, questo è un Paese incredibilmente fazioso, e da quando esistono i social, anche in preda al vaniloquio: e sui social molti si sono scatenati a leggere nel tuo gesto chissà quali sottintesi, e sottotesti, e sottotutto, avanzando sospetti su fatti che ormai appartengono al passato e sono certo privi di fondamento. Sbagliano costoro? Certo che sbagliano! Ma allora, caro Buffon, perché mai quel gesto in cui una delle parti è andata ad abbracciare uno dei giudici in campo, o, se proprio non vuoi qualificare il giudice di porta come giudice, lo scrivano o l’usciere degli altri tre giudici? Lo so, lo sappiamo, è stato uno scivolone piccolissimo, ma quando si è un campione così grande allora anche i mini-scivoloni suonano bruttini, sai. E allora, salutandoti con immutato affetto e stima, ti diamo un modesto suggerimento: la prossima volta, per manifestare la tua gioia sportiva, stampa un classico bacio alla francese o come ti pare sulla sfera di cuoio. Quella è davvero rotonda, e non arbitra le partite.
Giuseppe Montesano
Fonte: Il Mattino