La bravura di Maurizio Sarri, il tecnico del Napoli, è sotto gli occhi di tutti. Un uomo capace di andare avanti per la sua strada, con le sue convinzioni che lo accompagnano, ha saputo mostrare il calcio più bello d’Italia. Molti si chiedono come mai ci sia voluto tanto perchè venisse fuori e venisse apprezzato, il tecnico toscano di origini napoletane. Se lo chiede anche l’ex commissario tecnico della Nazionale Italiana e fresco dimissionario dal Valencia, Cesare Prandelli.
“Il calcio italiano è uno scandalo – ha attaccato dai microfoni di Premium Sport l’ex Ct – non può un allenatore così bravo come Sarri arrivare così tardi nel grande calcio”.
“Devo fargli i complimenti, perché è sempre riuscito a migliorare squadre già forti prima del suo arrivo. Anche a Valencia, con i giocatori, parlavamo bene degli azzurri”.
E in effetti poche settimane prima Prandelli aveva detto…“Il Napoli è la squadra più spagnola delle italiane e per questo ai club della Liga fa paura. Quando al Valencia guardavamo le partite di Champions League, i giocatori mi dicevano che il Napoli è la squadra più forte d’Europa”.
Infine, e in questo senso, l’ex Ct dell’Italia ha detto la sua anche sul prossimo confronto con il Real Madrid. “Il Napoli non parte battuto, a livello tattico se la può giocare, anche se il Real ha interpreti straordinari”.
Scherzo del destino vuole che fu proprio Prandelli nel 2015 a conferire a Sarri il premio Football Leader, e in quell’occasione disse: “È arrivato troppo tardi in serie A, spero resti per molti anni. Sarri trasmette la voglia di giocare a calcio”.
De Laurentiis, produttore della Filmauro scelse lui per sostituire uno degli allenatori più famosi del mondo, il pluridecorato Benitez. Una scelta a dir poco coraggiosa, visto che Sarri aveva appena concluso il suo primo campionato di A con l’Empoli. A posteriori, è fin troppo semplice dire che De Laurentiis ha avuto la vista lunga, in realtà il calcio italiano dovrebbe interrogarsi sulle possibilità che concede a tecnici che, come Sarri, propongono calcio e danno un’impronta specifica alle proprie squadre, sublimando le qualità dei calciatori a disposizione in virtù di una cultura del lavoro di campo innovativa e perseverante.
Sarri ha iniziato per pura passione nel 1990 con lo Stia e con la Faellese e solo 12 anni dopo aver vinto diversi campionati minori ha esordito nel calcio professionistico. La sua idea di calcio, al di là dei moduli di gioco, è sempre stata propositiva e moderna e la difende a costo di contratti. Non è un caso che decida di dimettersi, per diverse ragioni, dalla guida di Sangiovannese, Pescara, Avellino e Alessandria. Non trova, inoltre, sempre terreno fertile per le sue idee, anche per l’atavica scarsa pazienza di molti presidenti: dal 2007 al 2011 viene esonerato per ben quattro volte (dalle panchine di Arezzo, Verona, Perugia e Sorrento) ma non demorde. L’Empoli diventa la sua isola felice, il presidente Corsi e il ds Carli i suoi mentori. Prima dell’approdo a Napoli, dove si impone a livello internazionale. E il bello deve ancora venire.
Fonte Il Mattino