La grande bellezza e la grande sofferenza. Tutte assieme, nella stessa notte, perché il Napoli è fatto così. Ma è la sofferenza che regala agli azzurri una delle vittorie più belle di questa stagione. La squadra di Sarri domina a lungo il Milan: più corsa, più fame, più gioco, più tutto. Sarri dà la sensazione di avere una squadra dagli orizzonti illimitati, che può fare la storia, può osare come mai prima d’ora di sognare lo scudetto. Poi d’improvviso la carrozza sembra trasformarsi in una zucca tra poderosi errori in difesa che rischiano di far saltare tutta l’autostima incamerata in un primo tempo magistrale.
«Ma finalmente ho visto la cazzimma».
Sarri, una grande sofferenza per conquistare questa vittoria? «Non è mai stata una nostra caratteristica, perché non riusciamo mai a stringere i denti e a gestire le partite negli ultimi tempi. Ma col Milan abbiamo dimostrato di saper vincere anche soffrendo. Ed è la prima volta che mi capita da quando sono qui. E di questo sono contento. Ho sofferto e sono contento».
Eppure nel primo tempo il Napoli poteva straripare. «Sì, ma il nostro limite è anche un altro: avevamo il Milan in pugno, era sull’orlo del ko ma non siamo riusciti a mandarlo al tappeto. Un aspetto negativo che non riusciamo a correggere: continuiamo a non chiudere le partite che abbiamo in pugno. Se Mertens avesse fatto il 3 -0 sarebbe stato il massimo del godimento».
Però, in altri tempi una gara così forse il Napoli non l’avrebbe vinta? «È vero, altre volte ci saremmo spenti del tutto mentre stasera (ieri sera, ndr) non lo abbiamo fatto contro un Milan di grande livello. Un passo in avanti in termini di mentalità anche se resta la rabbia per aver visto i miei ragazzi palleggiare nelle zone basse del campo dopo trenta minuti: non devono farlo».
Alcuni giocatori sono davvero al top della condizione? «Certo, c’è chi è anche al 95 per cento, ma adesso viene il difficile: perché io li voglio al cento per cento. E questo passaggio, che sembra piccolo, è invece complicatissimo per diventare una grande squadra. Altrimenti, resteremo sempre una buona squadra».
Un Mertens falso nove è quasi un peccato mortale spostarlo sulla fascia. O no? «Quando avrò Pavoletti e Milik in condizione affronterò la questione. Ma certe valutazioni non sono affatto un problema: di tutto mi preoccupo tranne di avere giocatori tra cui poter scegliere».
Dopo Milano sarebbe follia firmare per il secondo posto? «Non è una questione di presunzione, io non credo di poter vincere tutto. Ma se dieci anni fa, quando ero in serie C, avessi firmato per allenare in serie B, avrei fatto una cazzata. Non firmo più niente».
C’è stato un effetto Maradona a suo avviso? «Vederlo dal vivo è stato emozionante, così come vederlo sul nostro campo di allenamento. Alla fine l’incontro con lui mi ha regalato una gioia immensa. Spero di rivederlo presto».
C’è ora grande euforia? «Non certo da parte mia. Ora io ho la testa a martedì e alla Coppa Italia. Ma ho una convinzione: ho visto con il Milan lo spirito giusto, quello della sofferenza».
Montella dice che lei vince perché ha un fatturato più alto? «Lo ha detto per prendermi in giro. Iil Milan ha 80 milioni di introiti in più. Io ho studiato economia, lui no».
Però la Juve è lì, a un solo punto? «Se avessimo qualcosa in più rispetto a chi ci sta davanti… staremmo noi davanti a loro».
Sacchi dice che è lei il fuoriclasse del Napoli, non Mertens Insigne. «Se faccio questo mestiere è grazie a lui: vedendo giocare le sue squadre, è scattata in me la voglia di fare questo lavoro. Figurarsi la mia gioia per queste parole».
Fonte: Il mattino