“A San Siro più sciabola o fioretto?”. “Ci sono momenti per l’uno o per l’altro. Il Milan ci creerà problemi, dovremo interpretare bene la gara”. Sempre pregnanti le parole in conferenza stampa di Maurizio Sarri. Il profetico allenatore del Napoli ha plasmato la propria squadra su livelli di gioco altissimi. La nuova sfida, ora, è quella di trasformare il cigno in un leone, la bellezza dell’esteta nel pragmatismo della classe operaia. La trasferta di San Siro ci lascia in dote forti segnali: in nove minuti, il Napoli si è visto negare un rigore netto, ha finalizzato un’azione fantascientifica con Insigne ed ha raddoppiato con Callejon. Dominio totale, contro una squadra in grado di battere la Juventus due volte su due in stagione e contro un arbitraggio vergognoso. In barba alle dichiarazioni di Tavecchio, che auspica un ritorno delle milanesi in Champions a discapito di Roma e Napoli, gli azzurri hanno dimostrato sul campo di meritare il podio della Serie A. Le uniche note dolenti della gara si intravedono alla mezz’ora: prima Mertens si divora il colpo del KO (nella ripresa lui ed Insigne mancheranno l’appuntamento anche con il 3-1), poi Tonelli regala a Kucka il goal che riapre immeritatamente il match. Complice l’incrocio dei pali colpito da Pasalic al 48′, la seconda frazione sembra poter mettere in ginocchio i partenopei. Hamsik e compagni, invece, soffrono, ma difendono ordinatamente. Vedere una squadra mantenere la linea difensiva alta ed adottare la tecnica del fuorigioco al 93′ è tanto inusuale quanto strabiliante. La sontuosa prestazione di Albiol ci ricorda quanti uomini chiave siano mancati e manchino ancora (vedi Milik e Koulibaly). Con 8 vittorie ed 1 pareggio nelle ultime 9 gare, questo Napoli avrebbe meritato la vetta della classifica.
Calcio in Pillole, rubrica di Umberto Garofalo
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