. Eccolo, Diego, vestito della sua abituale tuta, ma senza cappellino, stavolta. L’emozione è notevole anche per chi ha avuto il privilegio di conoscerlo e raccontarne le gesta durante i suoi sette anni napoletani. È felice, Diego, racconta con piacere. Non c’è nulla di preparato: è lui stesso a raccomandarsi di non avere remore sugli argomenti da trattare.
Così, si parlerà del passato, del suo Napoli, di quei sentimenti che spesso l’hanno reso unico, del Napoli «Il Milan di una volta non c’è più. Il Napoli oggi gli è superiore come gioco, squadra e anche nei singoli. È una partita che possiamo vincere. Montella, tuttavia, sta facendo un buon lavoro coi giovani».
Quale fu il motivo scatenante per cui decise di lasciare Barcellona? Si parlò delle sue notti brave… «E invece la verità è un’altra. Ero infastidito che il presidente, Nunes, venisse ogni giorno al campo di allenamento per controllarci. Poi, scoprii che mi avevano sequestrato il passaporto per non farmi partire. Allora andai in sede e lo minacciai di buttarlo giù nella rupe se non me l’avesse dato subito. Di lì a qualche giorno sarebbe iniziata ufficialmente la trattativa col Napoli».
Il giornalista Mughini ha detto che Napoli non possiede altre identità se non quella calcistica. Qual è il suo pensiero a proposito? «Io ho vissuto una Napoli che non era soltanto calcio. In quel periodo, il napoletano si sentiva forte e rispettato, perché prima che arrivassi io erano considerati africani d’Italia, qui i calciatori non volevano venire, perché la città non offriva garanzie. Con il pallone abbiamo fatto in modo che il Paese ci rispettasse. In questi giorni l’ho trovata più bella, Napoli, affascinante come sempre. La gente si ricorda ancora dopo 30 anni del primo scudetto e non c’è stata una sola persona che non mi abbia riportato alla mente quei momenti emozionanti».
Lei parlando ai napoletani, ha detto che non li ha mai traditi: si riferisce a Higuain, per caso? «Non serve a niente parlare di lui ora che è già andato via. Ha sbagliato, tramando alle spalle dei tifosi. Se avesse fatto tutto alla luce del sole, probabilmente, lo odierebbero meno. E’ anche normale, però, che un giocatore che realizzi 36 gol in un campionato lo vogliano tutti, ma ci sono modi e modi per chiudere. Andare via da un’altra squadra non fa scalpore. Ma lasciare Napoli è diverso».
Higuain è andato via, perché avrebbe voluto una squadra in grado di vincere e De Laurentiis non gli ha dato garanzie. Lei fu protagonista di una storia simile con Ferlaino, ricorda? «È vero, feci così dopo il primo anno, quando rischiammo di retrocedere. Non era possibile giocare contro la Cremonese, davanti a 90 mila persone e stentare. La gente voleva di più, dovevamo coinvolgerla. Quando lo dissi, Ferlaino inizialmente esitò, poi capì che sarebbe stato anche un grande affare. Così come poi è stato».
Nel corso della trasmissione, è intervenuto anche Luciano Moggi, telefonicamente, oltre a Raffaele Di Fusco, compagno di squadra di Maradona in entrambi gli scudetti, e Gianni Improta, ex calciatore e dirigente. Diego ha salutato con piacere l’ex direttore generale del Napoli che ha voluto ricordare alcuni aneddoti legati al suo rapporto con l’ex fuoriclasse argentino. «Prima della partite, con Bianchi, l’allenatore, facevamo le sedute di tattica, Verso Milan-Napoli poli attuale e di quello che potrebbe essere il suo ruolo nel club di Aurelio De Laurentiis, con tanto di progetti che aprono alla Cina in un prossimo futuro. E poi, della sfida di sabato sera, a San Siro, un MilanNapoli cha ha aperto ai ricordi del passato e all’esaltazione di Marco Van Basten. «È stato il giocatore più elegante, per stile e movimenti, che io abbia mai incontrato sui campi di calcio. Per me è stato il miglior attaccante che abbia giocato in Italia», ha osservato Maradona, ricordando le grandi contese del passato. C’è una sfida col Milan che ancora oggi fa arrossire di rabbia i napoletani: quella del primo maggio 1988, al San Paolo. Finì 23 e quel pomeriggio Napoli disse addio al secondo scudetto. Nei giorni successivi vennero fuori voci di una sconfitta voluta dalla camorra: che ricordi ha lei di quei momenti? «Mai la camorra ha avvicinato un giocatore. Io non ho mai visto una cosa del genere negli anni che sono stato a Napoli. E che Ferlaino possa aver venduto una partita mi sembra pura fantasia anche perché in campo ci andavamo noi. Volevamo vincere, non ci saremmo mai venduti e né lo pensavamo di qualcuno. Quella partita l’abbiamo persa, perché il Milan aveva una marcia in più. Nella ripresa, i rossoneri con Gullit e Van Basten furono più forti di qualsiasi cosa, non si poteva certo parlare della camorra».
Ritorniamo al presente: è ipotizzabile la sua presenza nell’organigramma societario del Napoli? «Qualcosa ci siamo detti con De Laurentiis, stiamo valutando la possibilità d’investitori stranieri, possibili affari e soci. Ci rivedremo in occasione di NapoliReal Madrid».
Chi potrebbero essere i probabili soci? «Ho capito che De Laurentiis è un grande uomo d’affari. Se riesco a mettere un cinese qui… Loro (i cinesi ndr.) hanno detto che entro i prossimi 20 anni vorranno diventare la prima potenza calcistica».
Che ruolo vorrebbe ricoprire nel Napoli che verrà? «Non è una questione di ruoli, io voglio un grande Napoli. Basta lottare sempre per il secondo o terzo posto. Abbiamo sugli spalti la gente per vincere lo scudetto, questi tifosi lo meritano».
Cosa manca a questo Napoli, allora, per essere vincente? «Manca un giocatore come Milik al massimo della forma e ci vorrebbe una panchina più profonda, con giocatori che sappiano essere determinanti. Così sarebbe una squadra da temere. Sono poche le squadre » che hanno giocatori come Messi e Ronaldo, che vincono da soli o quasi».
La sfida prossima col Real Madrid: quante possibilità ha il Napoli di superare il turno? «Non credo che gli spagnoli pensino che battere il Napoli sarà una cosa semplice. Certo, avranno il vantaggio di ritrovare Bale e Benzema, due giocatori imprescindibili. Se avessero giocato oggi, il Napoli avrebbe avuto grandi possibilità di passare».
Ritiene che il campionato, dopo la sconfitta della Juve a Firenze, sia riaperto? «Possibile, ma i bianconeri hanno qualcosa che altre squadre non hanno. Pure se concedono qualcosa alle antagoniste, hanno l’organico migliore del campionato. Credo che andranno avanti fino in fondo, senza problemi».
Fonte: gasport