“Lumache del Tirreno nel menù di gala di don Diego, lumaconi d’Abruzzo, invece, in quello del Napoli che però rischia il mal di stomaco con quel Pescara indigesto per un tempo. Comunque sia, tempi di incroci tra ricordi d’un irripetibile passato e certezze d’un presente pieno di speranze, quelli che in parallelo vive la città del calcio. E tempi e giorni e ore pure di originali stravolgimenti culturali con il tabernacolo San Carlo che diventa stadio e lo stadio che si trasforma in tavolo di filosofico confronto sul futuro della ditta Sarri. Filosofico, sì, e anche mezzo preoccupato. Perché stavolta non ci sono soste né super allenamenti natalizi né prati indegni per giustificare un tempo intero di mollezza del palleggio e di sventatezza nei passaggi. E per giunta c’è di nuovo Albiol per avviare quelle geometrie dalla difesa che sono poi la vera forza della squadra. Ma tutto ciò, si sa, fa meno male quando poi alla fine s’aggiustano le cose e la classifica resiste agli assalti della concorrenza. Cosa fondamentale addirittura alla vigilia d’una partita-verità quale sarà la prossima a San Siro con il Milan. Alla quale, però, il Napoli farà bene a presentarsi come comanda l’ambizione. Già, l’ambizione. Chissà se è ancorasoddisfatta dall’attacco a tre “puntine” oppure adesso pretende un’altra soluzione là davanti. Perché se il Napoli ha bisogno di Tonelli superbomber – detto con tutto il rispetto per l’ex oggetto del mistero, si capisce – per risolvere i problemi più recenti, beh, allora forse vuol dire che anche a dispetto di quest’ultimo gol, Mertens centravanti resta una forzatura. Una felice forzatura, una intuizione deliziosa, ma pur sempre un lavoro occasionale. A tempo determinato, insomma. Anche perché il Napoli l’ha cercata e ora ce l’ha un’altra soluzione. Altrimenti perché spendere un mucchio di quattrini per ingaggiare il vice Milik? Si dirà che Pavoletti è appena arrivato; che ancora non conosce a memoria i passi del ballo che piace al signor Sarri e vari altri luoghi comuni del pallone, ma certo fa un po’ specie che ogni nuovo arrivo in casa azzurra abbia bisogno d’un medio-lungo periodo di depurazione tattica e tecnica prima di potersi sentire pienamente della compagnia. Tipo Tonelli e Rog o Maksimovic oppure Giaccherini, giusto per capirci. Ma questo sarriano “protocollo” ora potrebbe diventare anche un vantaggio. Perché per quanto hanno giocato poco o niente, oltre a Pavoletti, potrebbero essere considerati nuovi arrivi altri quattro o cinque azzurri. Una risorsa non di poco conto che chissà quanta invidia fa a tanti allenatori. Giovanotti buoni per il futuro ma anche per l’immediato se in campo c’è bisogno di qualche novità. Dopo la quarantena, è ovvio”.
Fonte: CdS