Mimmo Di Carlo, allenatore dello Spezia, torna al San Paolo per la settima volta, ma non ha mai portato a casa nessuna vittoria, un solo pareggio e cinque sconfitte. Ma la sua squadra sa di avere le motivazioni giuste per lottare contro il Napoli, nella partita che stasera li vedrà l’una di fronte all’altra per gli ottavi di finale di Coppa Italia. Di Carlo ha rilasciato un’intervista a Il Mattino che di seguito riportiamo.
Di Carlo, serve un’impresa per lo Spezia? “È vero. Serve una prova coraggiosa. Anche perché contro abbiamo la squadra che gioca il miglior calcio d’Italia. Il che rende la missione davvero complicata”.
Davvero pensate di poter superare il turno? “Non veniamo a recitare la parte dell’agnello sacrificale, altrimenti non avrei interrotto le vacanze dei miei giocatori. Veniamo a Napoli per vendere cara la pelle, consapevoli che affrontiamo una big della serie A”.
Lo era anche la Roma? “Certo. Serve lo spirito di quella volta: a noi farebbe piacere andare avanti ancora in Coppa Italia”.
Peccato per questa formula che danneggia sempre le piccole? “Sì, sarebbe un trofeo fantastico se si facesse come in Inghilterra. Immagino che festa a Spezia se oggi si giocasse qui e non al San Paolo. Ma non vogliono. E la colpa è anche mia…”.
Davvero, in che senso? “L’ultima provinciale a vincere la Coppa Italia è stato il Vicenza del 1997: allenatore Guidolin e in campo un certo Di Carlo. In finale vincemmo contro il Napoli: ribaltammo l’1-0 dell’andata, al Menti tutto riuscì alla perfezione. Da allora hanno cambiato tutto per evitare che altri miracoli come quelli del Vicenza si potessero ripetere”.
Quali i punti deboli del Napoli? “Mi prende in giro? Non ne ha. Bisogna solo sperare in una loro serata storta, in un errore individuale. Sotto il profilo dell’organizzazione è una macchina da gol spietata”.
E quindi, come pensa di uscire indenne dal San Paolo? “Col furore agonistico, col cuore e la voglia di emergere dei miei ragazzi”.
Peraltro, avete preparato questa gara in soli tre giorni? “Già, ed è questo il mio unico rimpianto. Ma in un campionato interminabile come quello di serie B, con 42 giornate, solo ora potevo concedere qualche giorno di vacanza ai miei ragazzi. Ma tornare prima ad allenarsi, per affrontare il Napoli, è un bel regalo per il nuovo anno”.
Chi è il suo preferito nel Napoli? “Callejon. È un giocatore pazzesco, sposta gli equilibri a seconda della posizione del campo dove decide di piazzarsi. E poi Hamisk: mi colpì fin dalla prima volta che lo affrontai ai tempi del Brescia. E ora è davvero tra i migliori al mondo nel suo ruolo”.
Cosa farà stasera? “Se facessi delle barricate, prima o poi prenderei gol. Ecco, devo affrontare Sarri provando a tenere la difesa alta. Non c’è altro metodo per una provinciale come noi”.
Ha detto che il gioco di Sarri è il più spettacolare d’Italia. “È così. Non c’è mai la rinuncia a far gol, non c’è mai un calcolo: palla sempre in verticale, in avanti o indietro. Di italiano non ha nulla Sarri…”.