E. Quintieri – Il calcio, quanto è divertimento e quanto attaccamento morboso?

Una delle critiche principali mosse ai tifosi del Napoli, ma è davvero così?

I tifosi napoletani hanno la fama di essere i più calorosi d’Italia, ma quanto questo è un pregio o un difetto? Probabilmente non esiste una risposta corretta alla domanda, perché manifestare l’amore per la propria squadra è soggettivo. Molti calciatori sono rimasti colpiti dalla vicinanza della gente ai colori, Valdifiori qualche tempo fa disse: “Io ho sempre avuto buoni rapporti con i tifosi. A Napoli ho trovato il calore della gente, che riesce a fartelo sentire sempre, anche quando si va al supermercato o in giro per le strade. Da quando sono qui ho capito quanto sia importante il tifo allo stadio. L’importante comunque è che sia tutto limitato al divertimento, perché il calcio è soprattutto questo”. Callejon, Mertens, Reina sono solo alcuni dei calciatori più legati alla città, che elogiano sempre i tifosi definendoli unici. Una delle immagini più belle di questo 2016 è quella di Paolo Cannavaro che torna al San Paolo il 28 novembre per Napoli-Sassuolo. Omaggio ai tifosi ricambiato con applausi e cori da far venire la pelle d’oca. Capitan Hamsik per la tifoseria è diventato napoletano ad honorem, per l’attaccamento alla maglia ed alla causa azzurra. In molti forse non riescono a capire, però i tifosi del Napoli hanno un attaccamento incondizionato e soffrono insieme alla squadra. Caratteristica che non ha nulla di negativo, anzi questo è quello che tutti vorremmo vedere negli stadi, purtroppo non succede solo questo. Qui entriamo in un discorso che esula dai colori sociali, ma riguarda più il senso civico di ognuno di noi. Scontri tra tifosi, taxi incendiati, gente che usa una manifestazione sportiva per delinquere. Queste persone non hanno nulla a che fare con i tifosi di nessuna squadra, anzi sporcano in maniera indelebile questo sport. Oltretutto impediscono alla brava gente di poter tifare liberamente. Uno dei casi più eclatanti è successo a Milano per Inter-Atalanta il 6 maggio 2001, dove venne lanciato, dalle gradinate, un motorino, col rischio di poter ferire qualcuno, se non peggio. Questo esempio è per dire che quando si tratta di facinorosi non c’è fede sportiva che tenga, quelle persone non rappresentano tutti i tifosi dell’Inter ma solo loro stessi. Per questo quando si parla di morbosità o eccessivo attaccamento dei tifosi ad una squadra piuttosto che ad un’altra, l’importante è come viene manifestato l’amore per i colori. Questa non vuole essere una predica, ma solo una critica a chi usa lo sport come unica valvola di sfogo, rovinando lo spettacolo e il divertimento agli altri. La gente che ti ferma per strada per autografi, foto, che grida il tuo nome allo stadio che soffre e gioisce con te non è certo il male del calcio, anzi è il motivo per il quale c’è ancora qualcuno che va a vedere le partite. Penso che nessun tifoso al mondo possa essere criticato perché ama la propria squadra, morbosamente o meno. Le sole cose da criticare sono l’ignoranza e la maleducazione.

A cura di Emilio Quintieri

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