Nasce il 16 settembre 2007 la storia d’amore tra Marek Hamsik ed il Napoli, la stessa che dura ancora oggi, a quasi dieci anni di distanza. Era la Sampdoria di Mazzarri, non di Giampaolo. Erano altri tempi ed era pure un altro Hamsik: un volto da bambino che chiuse il match con la rete del 2 a 0 festeggiata sotto la Curva B. Sono cambiati tutti ma lui no. Ha salutato e (ri)salutato vecchi amici, ha accolto nuovi volti e poi gli ha indicato la strada del ritorno mentre lui restava lì, ben impiantato nella cultura di una città che ha imparato a sentir sua senza tuttavia l’esigenza di immedesimarsi in essa. Hamsik ama Napoli senza eccessi, con la tranquillità e la timidezza che lo contraddistingue, col sorriso che va strappato un po’ più di altri e l’esuberanza che è contenuta, mai sopra le righe. Gli mancano 10 reti per raggiungere Diego Armando Maradona. Quest’anno il bottino è di sette reti, una importantissima: il sinistro col Besiktas è valso la qualificazione agli ottavi di Champions League. È stata rete bella ed importante, festeggiata coi suoi tifosi raggiunti dopo ottanta metri di corsa sfrenata sfiorandosi un po’ il petto e un po’ la cresta, tra testa e cuore, il confine immenso che unisce due mondi. Il suo, di mondo, è a due passi dal Vesuvio: non è difficile sentirsi a casa anche a migliaia di chilometri dalla vera patria.(Il Roma)