Difendere: un compito tanto importante quanto quello offensivo, perché un gol evitato non vale meno di uno segnato. Raul Albiól questo lo sa e lo sa bene anche Sarri, artefice della sua rinascita, della sua redenzione, della sua consacrazione. Già, perché puoi anche esser stato un galacticos nella tua vita, ma se il maestro di Figline dice che metti male i piedi in difesa, allora devi cambiare.
Solamente che cambiare non è da tutti. Bisogna avere l’umiltà, l’intelligenza e l’abnegazione al lavoro per farlo. Tutte doti che Raul Albiól ha dimostrato e dimostra ancora di avere sotto la reggenza-sarrista. Insomma, lo spagnolo è diventato finalmente quel veterano, quel giocatore solido ed esperto che tutti ci aspettavamo quando Rafa Benitez lo portò con sé all’ombra del Vesuvio.
Appunto, che ci aspettavamo fosse sin da subito, non certo che diventasse dopo due anni di soggiorno in azzurro. Perché, nonostante un avvio discreto, le sue due prime stagioni con i partenopei non sono state certo prive di difficoltà. Tanti errori individuali, una lunga involuzione durata fino ad uno sciagurato Napoli-Sampdoria dell’agosto 2015, agli albori del Napoli di Sarri. Due gol regalati ad Eder, un pareggio regalato ai blucerchiati.
Il punto più basso dell’esperienza partenopea di Albiól. O forse, solamente l’inizio della sua redenzione. L’inizio della reconquista ad un ruolo di leader tagliato su misura per lui.
Nella sua ascesa c’è tanto, tantissimo di Sarri. Correggerlo, affrontarlo e migliorarlo, fino a renderlo leader di una linea difensiva di livello internazionale, sia in fase di possesso che in fase di non-possesso. Un Albiól comandante e maestro di quel Koulibaly tanto forte da sembrare venuto fuori da un fumetto. Un Albiól capace di diventare fondamentale in un contesto e in una piazza giunti quasi al punto di ripudiarlo.
D’altronde, non credo sia certo un caso che quest’anno le uniche sconfitte stagionali degli azzurri siano giunte proprio mentre lo spagnolo era in infermeria. E’ chiaro, per il Napoli novembre è stato infausto anche per altre mancanze, una su tutte quella del polacco Milik, ma rimane comunque un dato tanto singolare quanto emblematico. Che sia mancata l’esperienza e soprattutto la concretezza dello spagnolo appare palese. E perdere un giocatore difficilmente scomponibile come l’ex Real Madrid ha pesato sicuramente molto sul calo di rendimento partenopeo.
Essere fondamentale, essere maledettamente importante: tutto si riduce a questo. Raul Albiól è un giocatore che sposta gli equilibri di una partita, anche se non compare tra gli highlights con qualche recupero di potenza o giocata di fino. Perché la preziosità del lavoro di Albiól sta tutta nel suo essere inafferrabile, nel suo totale essere nascosto dai riflettori. Un giocatore ed un professionista esemplare, messosi sempre a disposizione del gruppo e dell’allenatore, capace di migliorarsi anche se ormai già maturo.
Raul Albiól è rinato ed è finalmente pronto a prendere per mano i suoi compagni di reparto, adesso orfani di Koulibaly, in partenza per la Coppa D’Africa. E’ pronto a farlo sia in campionato che in Europa, dove il fato ha messo dinanzi al cammino degli azzurri quel Real Madrid che prima gli affidò le chiavi della propria difesa e poi lo mise alla porta.
Ma si sa: chiusa una porta, si apre un portone e lo spagnolo non c’ha pensato due volte a citofonare «Napoli».
a cura di Alessandro Montano