Rigore al 94′. Il Napoli è sotto di un gol a Firenze e sul dischetto si presenta Manolo Gabbiadini, 9 minuti di gioco appena: rincorsa, sinistro preciso come un colpo di stecca e gol. Il sorriso si allarga soddisfatto e compiaciuto e il sipario cala: e, si spera, tutti vissero felici e contenti. Arrivederci, Manolo, La squadra tornerà in campo venerdì, e anche se lui comincerà l’anno nuovo in azzurro, al lavoro, la strada è segnata: entra Pavoletti, esce Gabbiadini. A testa alta, però: nonostante la rabbia e le panchine, nonostante l’ombra di Higuain, Milik, Mertens, i rimpianti e l’amarezza, il popolo dei tifosi del Napoli lo ricorderà sempre così. Come un vincente. E allora, l’ultima scena. Da oscar: miglior congedo, per carità, non avrebbe mai potuto immaginarlo neanche lui sognando di notte. Nove minuti e gol pesantissimo: tanto per dare un’ultima lucidata alle statistiche, di tutto rispetto considerando le briciole mangiucchiate nell’ultima stagione e mezza tra gli exploit di Higuain e Mertens, l’arrivo di Milik e quello ormai certificato di Pavoletti. Numeri: 1.658 minuti di gioco, 18 partite da titolare e 12 gol in campionato, Champions, Europa League e Coppa Italia tra la stagione precedente e quella giunta al giro di boa dopo il pareggio-show del Franchi. L’ultimo stadio del Gabbia azzurro. L’ultima partita di un 2016 che il Napoli ha pareggiato proprio con un gol su rigore di Manolo. A freddo. Fonte: Corriere dello Sport