Per un napoletano è sempre più difficile, si sa. Eppure, è scoccata la scintilla. Adesso, quando carica il destro per tentare l’angolo lontano, nessun brusio, nessun mugugno. Ora il San Paolo gli concede una libertà insolita, afferrata con la credibilità del suo football, la versatilità, l’intelligenza che lo spinge a stringere in mezzo al campo, a scappare alle diagonali ed alle coperture, a scovare gli assist o l’incrocio dei pali: cinque gol, come nella sua prima annata. Adesso gli manca la Champions. Occorre una prodezza, qualcosa che somigli al capolavoro su punizione contro il Borussia Dortmund. Anche perchè, Insigne sembra quasi non sappia fare gol brutti, o magari banali: l’ispirazione lo sorregge e la fantasia lo trascina ad inseguire il Potere in quella città che ora è ai suoi piedi, che ha smesso di essere insofferente, a tratti persino intollerante, sulle sue giocate da funambolo: nella galleria dei ricordi, ora che se ne sta con Genny ed i bambini a trascorrere il Natale in Trentino, entrano un bel po’ di fotogrammi – anche di Pescara, per esempio le sciccherie con Bari e Torino – ma il Principe azzurro s’emoziona ripensando al gol al Cagliari (che finì per essere decisivo nella qualificazione della Champions con Mazzarri), a quello con il Milan (l’uno-due con il Pipita, poi il cucchiaino), a sognare il Real Madrid e Cristiano Ronaldo. (CdS)