A Firenze va in scena una delle partite più entusiasmanti di tutto il campionato ed il pareggio finale, scaturito con un pirotecnico 3 a 3, è la logica conclusione di novanta minuti carichi di adrenalina. La prima frazione di gioco è tutta a tinte azzurre, con gli uomini di Sarri che sovrastano i padroni di casa. La perla balistica di Insigne è uno sprazzo di luce che illumina la fredda serata in riva all’Arno, ma il minimo vantaggio è un parziale che va stretto al Napoli. Nella ripresa si sveglia la squadra di casa che rimonta due volte gli azzurri e poi accarezza l’idea del sorpasso che saprebbe di beffa per gli azzurri che, con un rigore all’ultimo minuto di recupero, trasformato da Gabbiadini, conclude l’anno solare in maniera meno amara di come si era temuto. Non è mancato lo zampino dell’arbitro della gara che, con alcune decisioni discutibili, ha finito per frenare la corsa della squadra partenopea. Incomprensibili alcune decisioni: mancato rigore per fallo su Mertens nel primo tempo, mancata seconda ammonizione per evidente simulazione di Kalinic e conseguente ammonizione di Pepe Reina. Ma non cerchiamo alibi negli errori arbitrali e cerchiamo di analizzare i punti salienti che hanno determinato la frenata del Napoli. Se è facile magnificare del gesto tecnico di Insigne e di Mertens che realizza il suo ottavo gol in tre partite, salendo a quota undici, costa più sacrificio dover constatare gli ennesimi scricchiolii della difesa che, già priva di Koulibaly è andata in affanno quando anche Chiriches è stato costretto ad uscire per noie muscolari. Con il centrale rumeno al fianco di Albiol, la difesa del Napoli ha applicato alla perfezione la tattica del fuorigioco, contro cui si infrangevano sistematicamente i tentativi offensivi dei viola. Maksimovic ha bisogno ancora di ‘studiare’ il Sarri-pensiero e coloro che avevano criticato le scelte del tecnico di Figline, per lo scarso utilizzo di Maksimovic, cosi come di Tonelli e Rog, avranno capito che, anche questa volta, il buon Maurizio ha le sue ragioni. D’altronde, affinchè lo spartito rimanga lo stesso, al di la degli effettivi in campo, è necessario che l’orchestra azzurra sia perfettamente sincronizzata e, per fare ciò, è necessario che i nuovi imparino in maniera perfetta i movimenti, le posizioni in campo ed ogni dettame tattico imposto da Sarri. Manolo Gabbiadini, dopo esattamente due anni, si congeda da Napoli lasciando il dolce ricordo del gol che evita la sconfitta beffarda. Adesso è giunto il momento del rompete le righe e, sebbene sia innegabile la delusione per la mancata vittoria, l’ambiente napoletano giunge alla fine del 2016 con la squadra del cuore in piena corsa per la Champions e con gli ottavi della massima competizione europea, tutti da disputare e da godersi, vista la grandissima caratura dell’avversario, il Real Madrid. Avanti Napoli, Avanti!
Riccardo Muni