La Francia ci ha dominati, ma ha almeno avuto l’effetto di risvegliare la voglia di puntare sui giovani, con meno paura di bruciarli (bravo Gasperini). Pinamonti (lo scorso anno era toccato a Manaj) nell’Inter, Lombardi (ma anche Murgia e Strakosha nella Lazio, più grandi dell’interista ma lanciati a sorpresa da Inzaghi), Adjapong nel Sassuolo, il figlio d’arte Chiesa nella Fiorentina e soprattutto Kean nella Juventus, che ha aperto la Serie A ai classe 2000, e che non era a Viareggio nel giorno del primo trionfo da allenatore di Grosso e del primo in Italia di Lirola, che al Sassuolo sta esplodendo. Paradossalmente, la squadra senza giovani debuttanti venuti dal basso (a parte il minuto in Europa League di Marchizza) è quella che ha vinto di più: è stato l’anno della Roma, che oggi – al netto di un incrocio nei playoff non prevedibile – giocherà il suo unico derby Primavera contro la Lazio. Effetti della riforma, in vigore dalla prossima stagione con la nascita di una Primavera 1 e una Primavera 2 e l’introduzione del meccanismo di promozioni e retrocessioni. Si riproporrà il solito dubbio: la vera vittoria sono gli scudetti (o le salvezze) o i giovani dati alla prima squadra? Ripetere il 2016 sarebbe intanto un bel punto di partenza. Fonte: gasport