Savoldi ai microfoni de Il Roma

Beppe Savoldi segnò un poker di reti al Foggia in maglia azzurra: «Bella sensazione, aumenta l’autostima»

Il destino è clamorosamente puntuale: trentanove anni dopo Dries Mertens come Beppe Savoldi, quattro gol in una sola partita, poker d’emozioni vissute una dopo l’altra, senza sosta, dal Torino (5-3) al Foggia (5-0), da un calcio all’altro, così distanti e poi, di nuovo, così vicini, estremamente simili nei dettagli di una giornata indimenticabile (18 dicembre) vissuta al San Paolo nei panni di bomber che non t’aspetti, goleador letale ed anche elegante, persino generoso e poi romantico con l’inchino alla Curva B che sa tanto di dichiarazione d’amore.

Savoldi, cosa si prova a segnare quattro gol in una sola partita? «Tutto o niente. Hai una carica in più, interpreti le prossime gare con uno spirito diverso, aumenta l’autostima, capisci di avere qualità davvero importanti, aiuti la squadra in maniera notevole ma poi t’accorgi che il difficile deve ancora arrivare…».

In che senso? «Il bello del calcio è la consapevolezza di sapere che qualunque cosa tu faccia, positiva o negativa, dopo pochi giorni avrai modo di riscattarti, di rialzarti o, nel caso di Mertens, di confermarti dimostrando realmente quanto vali. Non bastano quattro gol per sentirsi arrivati, la domenica successiva bisogna far capire agli altri se quell’impresa è stata casuale o se invece corrisponde realmente alle tue capacità».

A chi vanno i meriti dell’exploit realizzativo di Mertens? «A tutti, dall’allenatore ai calciatori. Sarri non aveva alternative ed è stato obbligato a puntare sul belga come centravanti, ma anche i compagni sono stati bravi a supportarlo interpretando un calcio diverso, giocando in velocità palla a terra approfittando degli spazi che le difese moderne concedono, esaltandosi in campo aperto sfruttando le proprie qualità».

Gabbiadini non era (è) un’alternativa valida? «Sì che lo è, ha qualità importanti ma non si capisce per quale motivo non abbia reso. Non so se sia dipeso dalla società o dall’allenatore, dall’esterno è sempre difficile spiegare. Probabilmente Gabbiadini non è ben visto da Sarri e non rientra nelle sue idee tattiche, oppure gli è poco simpatico, calcisticamente parlando, ed è per questo che è stato penalizzato. Inoltre Mertens ha dimostrato in più di un’occasione di meritare il posto da titolare. A volte basta un semplice sguardo o un atteggiamento diverso durante la partita per convincere l’allenatore a confermarti».

Ed ora, con Pavoletti in arrivo, che succederà? «Innanzitutto credo che Gabbiadini andrà via, altrimenti non avrebbe senso puntare su un altro centravanti dato il recupero prossimo di Milik. Personalmente, sceglierei l’attaccante da schierare in base alle caratteristiche degli avversari. Quando servirà la classica prima punta opterei per Pavoletti, quando il calciatore rapido per non dare punti di riferimento su Mertens».

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