Zaccheroni: “Gli spagnoli senza il giusto approccio rischieranno. Mertens? Lasciamo stare i paragoni”

Zaccheroni ha vinto avendo sempre come linea guida il bel gioco: il calcio d’attacco è nel suo Dna, dal Milan alla nazionale giapponese le sue squadre hanno sempre segnato tantissime reti.

Il Napoli di Sarri ha proprio questa filosofia: gioca sempre all’attacco alla ricerca del gol. «Ragiono da appassionato di calcio e da allenatore. Da una parte preferisco il calcio tecnico, esuberante e creativo, quindi quello che fa il Napoli che riesce a giocare palla a terra. Nel Milan pur avendo un centravanti come Bierhoff volevo il cross solo se eravamo vicini alla bandierina del calcio d’angolo e poi ho scelto sempre seconde punte tecniche e veloci come Amoroso, Poggi, Shevchenko, Leonardo che hanno segnato tantissimi gol. Però è altrettanto vero che mi piace la Juve vista contro la Roma per la solidità di squadra e per la capacità di saper coprire alla perfezione tutto il campo e di non aver paura dei duelli individuali. Un calcio poco appariscente all’occhio tecnico ma entusiasmante per quello tattico».

Mettiamola così: il Napoli gioca il più bel calcio ma la Juve vincerà un altro scudetto. «La Juve non ha già vinto perché è presa dalla Champions e per questo motivo in campionato è molto concreta. Le altre, a cominciare dal Napoli, dovranno farsi trovare pronte proprio perché la Juventus non sta facendo sfracelli: lo scorso anno i bianconeri avevano messo il campionato sul piatto alle rivali con uno svantaggio di undici punti ma nessuno ne ha approfittato».

Allora gli azzurri hanno il dovere di crederci. «Il Napoli ha la Champions e si fa fatica ad essere brillanti in entrambe le competizioni come dimostra anche la Juve che pure è maggiormente abituata. Per questo gli azzurri a un certo punto da qualche parte dovranno lasciare qualcosa, molto dipenderà anche dalla posizione di classifica a marzo in serie A. Sicuramente in questo momento il Napoli deve credere di poter vincere lo scudetto».

Discorso diverso la Champions: contro il Real il pronostico è chiuso? «Il Real Madrid ha i suoi alti e bassi, ha vinto il Mondiale per club ai supplementari contro una squadra che non è mai arrivata a questi livelli, il Kashima che io conosco bene e non è tra le migliori giapponesi. Questo significa che se l’approccio del Real non sarà quello giusto contro il Napoli rischierà perché il Napoli è più squadra di quella spagnola. Ci vorrà il Real migliore per passare e non solamente al San Paolo, gli spagnoli rischiano anche in casa perché gli azzurri giocano allo stesso modo dentro e fuori, però non dovranno farsi intimorire dal Bernabeu».

Passiamo ai difetti: il Napoli prende qualche gol di troppo. «Una squadra che attacca sempre con cinque uomini è normale che prenda qualche gol. Anche a me rimproveravanquando allenavo il Milan di incassare qualche rete in più anche se schieravo tre attaccanti che segnavano 45 reti. Per me l’essenza del calcio è vincere segnando, per me il 3-2 è meglio dell’1-0».

Quindi sposa in pieno la filosofia di Sarri? «Non ci ho mai giocato contro ma da quello che vedo il calcio di Sarri esalta gli attaccanti ma nello stesso tempo c’è un grande lavoro sulla fase difensiva: a nessun allenatore piace prendere gol, neanche a me, anche se preferivo innanzitutto farli».

Cosa manca a questo Napoli per poter essere pari alla Juve? «Non ha l’esperienza in tutti gli elementi e non ha la fisicità e il cinismo della Juve. E poi in panchina anche se numericamente le soluzioni sono le stesse i bianconeri hanno più uomini che possono cambiare la partita».

Mertens è stato geniale: il quarto gol a Torino ha ricordato i colpi di Maradona. «Maradona era un fenomeno perché i colpi come questi li faceva sempre, lui è unico, lasciamolo stare. Mertens sta vivendo un periodo fantastico e ore le cose gli riescono perché è in uno stato di grazia: al di là dei gol realizzati mi ha entusiasmato per come si è riuscito a smarcare da vero centravanti attaccando lo spazio. Già da un paio di partite viene impiegato in questo ruolo e comincia a prendere confidenza e sta giocando da prima punta e non da falso nove perché non si abbassa per gli inserimenti degli altri ma punta verso la porta».

Senza Higuain il Napoli ha segnato sei gol in più: grandi meriti di Sarri? «L’anno scorso c’era meno bisogno di presenza in area perché ci pensava Higuain, il merito di Sarri è aver allargato il discorso ad altri attaccanti: per me è un grande conoscitore di giocatori e uomini. Mi piace perché guarda gli altri però non si adegua tanto all’avversario ma fa sempre la sua partita».

E ha riportato Hamsik a livelli di top player. «Hamsik è un giocatore completo che fa bene le due fasi, tecnico e resistente e ha due grandi pregi: è uno dei pochi centrocampisti che sa giocare senza palla e ha la grande capacità di trovare sempre la posizione perfetta qualora dovesse arrivare la palla per castigare gli avversari. E poi ha una grande continuità ma deve giocare avendo sempre di fronte alla porta avversaria e no di spalle: io lo vedo mezzala e non mezzapunta o trequartista».

Insigne è un talento del calcio italiano: quale l’ultimo step di crescita del napoletano per diventare un protagonista assoluto? «Adesso sto vedendo da parte sua una maggiore continuità rispetto al passato: deve evitare di intristirsi per una giocata non riuscita o per una sostituzione. Per un napoletano giocare a Napoli non è semplice perché la gente si aspetta sempre da lui qualcosa in più rispetto agli altri. Lui ha grandi mezzi e deve pensare solo al campo senza lasciarsi condizionare da queste cose. Sono d’accordo che in questo momento è uno dei maggiori talenti del calcio italiano: se dovessi gestirlo e parlo da padre e da allenatore più che rimproverarlo lo sosterrei dopo qualche errore».

A gennaio arriverà Pavoletti: una soluzione in più per Sarri? «A me è sempre piaciuto avere tanti giocatori bravi e non sono andato mai in difficoltà quando avevo molte scelte. Le partite non sono tutte uguali e Sarri potrà scegliere in base alle varie situazioni e allo stato di forma dei suoi attaccanti. Sarà molto importante anche il rientro di Milik che aveva cominciato molto bene. Il potenziale offensivo del Napoli è enorme, ci saranno tutti gli ingredienti: imprevedibilità, velocità, gioco aereo. Quel qualcosa in più è rappresentato dall’organizzazione che ha dato Sarri. E poi giocare al San Paolo dà una carica incredibile perché ti fa sentire importante: è sempre come se giocassi in 12-13 uomini».

Torniamo al discorso scudetto: da allargare a Roma e anche a qualcun’altra come il Milan? «La Roma ha un organico importante e con il Napoli sarà la  squadra a doversi fare trovare pronta se la Juve dovesse sbagliare. A differenza del Napoli non avrà la Champions e questo è un vantaggio: ma la Roma è meno squadra rispetto al Napoli anche se ha grandi individualità e più forza fisica in mezzo al campo e in generale ha più uomini di mestiere. Montella sta facendo un ottimo lavoro nel Milan ma potrà puntare all’Europa League e non oltre: gli manca ancora qualcosa per poter lottare per lo scudetto».

Fonte: Il Mattino

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