Il doppio ex di Napoli e Torino Emiliano Mondonico ai microfoni del Mattino
«Sarri-Mihajlovic è la sfida tra due modi diversi di interpretare il calcio».
Emiliano Mondonico, decano degli allenatori, tecnico del Napoli nel 2000-2001 e del Torino dal 90 al 94 e dal ’98 al 2000, analizza il duello tra le panchine.
Maurizio Sarri è il segreto di questo Napoli? «L’impronta di gioco che ha dato agli azzurri non è solo spettacolare ma molto identitaria. Ha grandi meriti, è un ottimo tecnico, qualche volta sbaglia in sala stampa, ma nel lavoro sul campo è straordinario. Ha le sue idee precipue, è integralista per la sua tipologia di gioco, meno per l’impiego di calciatori, visto che a Napoli ha imparato ad alternarli».
Il suo più grande pregio? «Ne ha tantissimi, innanzitutto per la qualità del gioco che esprime il Napoli. Ha meriti anche per come riesce ad ottenere il massimo dai propri calciatori, ma la sua virtù più grande è farsi seguire dai propri allievi. Si capisce che gli azzurri credono ciecamente nei dettami di Sarri. Non è una cosa facile: spesso i calciatori fanno finta di seguire il proprio allenatore e alla lunga emerge. Nel Napoli c’è identità di vedute tra squadra e allenatore».
Il suo principale difetto? «Non preoccuparsi dell’avversario. Per alcuni è una nota di merito, per me è un aspetto negativo. Se nel corso di una partita in quella zona di campo soffri per superiorità dei rivali o per altri problemi dovresti modificare uomini o atteggiamento tattico. Sarri conta esclusivamente sulla forza della propria squadra, e questo non porta sempre lontano. Però rischia di suo, perché crede fermamente nelle sue idee come faceva Zeman, per esempio».
Il Napoli ha trovato in Sarri l’allenatore ideale e viceversa? «Il binomio è quello giusto, la piazza ama il calcio spettacolo e lui dà sempre il massimo anche caratterialmente. Attenzione però agli integralismi: in Italia si imparano in fretta i difetti delle altre squadre e la difesa così alta degli azzurri è un grosso rischio».
Di fronte domani avrà Mihajlovic, che propone un 4-3-3 abbastanza diverso. «La differenza la fanno gli interpreti, con un Napoli che può contare su esterni offensivi in questo momento più determinanti e su una coralità di gioco più consolidata. Certo il Napoli di Sarri proverà a imporre il gioco, il Toro di Mihajlovic sa agire anche di rimessa».
Il serbo è l’allenatore ideale per i granata? «Allenare il Toro non è cosa usuale, è una squadra molto particolare, anche per la sua storia. La sua bravura è stata quella di identificarsi subito con lo spirito del Torino e, soprattutto, di fissare nella qualificazione in Europa l’obiettivo della sua squadra. In questo modo Sinisa ha dato una spinta a tutto l’ambiente».
Pregi e difetti dell’allenatore del Torino. «Ha la virtù di dare motivazioni e determinazione alla squadra, è un allenatore molto diretto, come lo ero io. Crede fortemente nei suoi giocatori e sa assumersi le sue responsabilità. Le ultime scelte tecniche invece non mi trovano d’accordo: per esempio i tre cambi insieme hanno in qualche modo consegnato alla Juventus il derby. Nella gestione della gara c’è ancora qualche limite».
Che sfida sarà quella di domani tra Napoli e Torino? «Interessante e combattuta. Il Toro è arrabbiato per le due sconfitte consecutive, il Napoli è chiamato a ripetere la splendida prestazione di Cagliari. Per gli azzurri sarà una gara difficile, la squadra di Mihajlovic sa cambiare pelle in corsa, gioca senza timori ma sa anche difendere e ripartire, proverà a sfruttare l’arma del contropiede. Me la godrò con grande attenzione».
La Redazione