Galeone al CdS: “Maradona mi voleva al Napoli, purtroppo non lo ho mai allenato”

L’ex allenatore del Napoli, Giovanni Galeone, è stato raggiunto dai microfoni del Corriere dello Sport. Galeone, la cui esperienza sulla panchina del Napoli non è stata fortunata, ha parlato di alcuni ex calciatori azzurri come Diego Maradona, Bruno Giordano, Massimo Mauro e l’attuale allenatore della Juve, Massimiliano Allegri che ha fatto parte del Napoli allenato da Galeone nel 1997/98 retrocesso in Serie B. Ilnapolionline.com riporta alcune dichiarazioni dell’ex allenatore del Pescara.

Allegri di carattere com’era? «Era un ragazzo bravissimo. Tutti pensano che Allegri sia un ragazzo leggero, un po’ sbarazzino. In realtà Allegri è un professionista fantastico. E’ stato un giocatore vero. Io sono contento che lui abbia molto successo adesso come allenatore, perché avrebbe meritato molto di più come giocatore, perché era un ottimo giocatore. Ha fatto pochissimo per quelle che erano le sue qualità. Però da ragazzo, per esempio, non aveva un vizio. Ieri come oggi non fuma, per fargli bere il secondo bicchiere di vino a cena con lui devo andare avanti fino alle due di notte. Negli spogliatoi era un leader naturale, non occorreva facesse niente. Si faceva sentire, capiva quando doveva dire le sue, le diceva tranquillamente e si faceva rispettare dai giocatori che lo rispettavano perché è un ragazzo che ha un grande carisma. Lo era anche Gian Piero Gasperini. Max più naturale, diciamo. Infatti dopo un paio di settimane che arrivava nel nuovo spogliatoio non dico comandasse lui, ma quasi. Era lui il leader sicuramente. Molto bravo nel leggere le partite. Molto. Lo sta dimostrando anche da allenatore. Ogni tanto, come a tutti, qualche sgridata mi tocca dargliela».

Secondo lei chi sono i ragazzi italiani più interessanti in questo momento? «All’Atalanta ce ne sono diversi, poi due talenti secondo me sono Berardi del Sassuolo e Bernardeschi della Fiorentina. Poi mi piace Caldara dell’Atalanta o anche Romagnoli. Qualcuno c’è, qualche ragazzo interessante, ma giocano poco. Se torniamo indietro di qualche tempo io ricordo che facevamo fatica a far giocare Rivera perché dovevamo scegliere tra Rivera e Mazzola, e poi c’è stato il periodo in cui non trovava posto in Nazionale Baggio o Mancini. Non hanno trovato posto in Nazionale, Pruzzo o Giordano. Giordano non giocava in Nazionale perché era titolare Rossi, ma dove è un centravanti come Giordano adesso in Italia? Io non ne vedo. Qualche volta mi hanno chiamato a Coverciano per parlare e mi rifacevo un po’ a quella che era stata l’intuizione di Italo Allodi quando aveva cominciato a fare i primi supercorsi. Aveva previsto che alcuni allenatori si specializzassero nei settori giovanili. Seguendo i ragazzi in formazione e progettando il loro sviluppo umano e calcistico, un lavoro grande e specifico. Ora arrivano questi ragazzotti che non insegnano calcio. E’ un modo diverso di fare calcio. Il calcio ha perso un po’. Anzi, ha perso tantissimo».

Chi è il giocatore che invece le è piaciuto di più vedere della sua vita di appassionato di calcio oltre che di allenatore e giocatore? «Io ho avuto la fortuna di vedere Zico, anche se non ero allenatore della prima squadra. Poi Diego. Diego Maradona, che dicono che avesse un debole per me e che mi volesse al Napoli a tutti i costi. Non ho avuto questa fortuna di andare ad allenarlo, però Diego era fantastico. Zico era un ragazzo veramente formidabile. Dicevano che sapeva tirare le punizioni, come fosse un dono infuso o fosse caduto, come Obelix, in una pentola con la magica pozione. Fatto sta che quando finiva l’allenamento pigliava il sacco dei palloni con il portiere e si metteva lì e con le mani piazzava la palla, metteva la barriera di legno e per mezz’ora provava le punizioni. Poi dicevano che sapeva tirare le punizioni. E ti credo. Provava, riprovava e studiava ogni minimo particolare, con una professionalità incredibile. Un ragazzo di una delicatezza, di una dolcezza… Non faceva pesare a nessuno quanto fosse più bravo di tutti gli altri messi insieme».

E certo Zico e Maradona erano due che, se c’era da dribblare, non si tiravano indietro. «Zico soprattutto era una cosa pazzesca. Lateralmente non andava mai, andava solo dritto verso la porta. Era poesia pura: i tempi, la musicalità che aveva lui nell’arrivare a contatto con il pallone al momento giusto. Non era mai avanti o mai indietro, Causio o Mauro, giocatori eccezionali, facevano la finta di crossare sei sette volte. Quando finalmente lo facevano lui c’era. Quando questi crossavano davvero lo sapeva solo lui, arrivava senza neanche scattare, era come una gazzellina, volava, leggero. Quelle sono le poesie, sono le cose belle del calcio».

La Redazione

 

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