E’ una vicenda che si trascina da tempo, ieri la Procura Federale ha chiuso le indagini deferendo l’Avellino, il suo presidente Walter Taccone e 8 calciatori all’epoca dei fatti tesserati per i biancoverdi, più uno, Luca Pini, che militava allora in una società dilettantistica (Asd Torbellamonaca). Le due partite in questione sono relative alla stagione 2013-14: Modena-Avellino 1-0 del 17 maggio 2014 e Avellino-Reggina 3-0 del 25 maggio. Secondo l’accusa, in entrambi i casi l’illecito sportivo si sarebbe consumato. Ora la parola passa agli avvocati.
I TESSERATI. A tre calciatori viene contestato l’illecito per entrambe le partite più l’associazione: Armando Izzo (ora al Genoa), Francesco Millesi (oggi in Eccellenza siciliana) e Luca Pini. Per la prima partita, Modena-Avellino, viene contestato l’illecito sportivo anche a Maurizio Peccarisi, che nel frattempo ha smesso di giocare.
Tempi e scenari. Teoricamente, ci sono 90 giorni di tempo per fissare la prima udienza del processo. Realisticamente se ne parlerà a fine febbraio, non prima. Il che non farà piacere a chi, da Izzo a Pisacane, sperava di poter mettere al più presto la parola fine alla vicenda dimostrando la propria estraneità ai fatti. La speranza di tutti è di concludere l’iter, considerando anche l’eventuale appello, prima della fine della stagione. Anche perché il procedimento potrebbe avere conseguenze decisive sulla classifica dell’Avellino: il rischio è di vedersi penalizzati di alcuni punti se non si riuscirà a ribaltare la tesi dell’accusa vanificando il lavoro di Novellino che deve venire fuori. Una certezza: al presidente Taccone viene contestata solo un’omessa denuncia e, pur essendoci il deferimento per responsabilità diretta, l’accusa non potrebbe mai chiedere la retrocessione a tavolino del club. Per gli altri tesserati, l’Avellino deve solo rispondere per responsabilità oggettiva.
Corriere dello Sport