Leonardo Pavoletti ha detto sì al Napoli. Dopo un corteggiamento serrato, iniziato già la scorsa sessione di mercato e, l’incalzare del problema con l’infortunio di Milik, il centravanti del Genoa ha dato il suo consenso al trasferimento in azzurro. Oggi il Corriere dello Sport traccia un pò quello che è il suo profilo e le motivazioni che lo hanno spinto a dire sì. ” Sì: e stavolta senza portarsi dentro più alcun dubbio, perché c’è un tempo per restare e un altro per partire. Sì: dopo aver galleggiato tra le nuvole, portandosi con sé le perplessità in ogni loro forma e consistenza. Sì: perché se certi treni passano per la seconda volta, è lecito, naturale, scontato e persino obbligatorio allungare il piedino e salirci su, destinazione Champions League. Sì: e ora Leonardo Pavoletti (28) lascerà che Genoa e Napoli procedano da sole in quell’universo tempestoso del mercato, avendo entrambe consapevolezza che c’è una volontà precisa e sarà dunque più semplice lasciar convergere le proprie esigenze e stringersi la mano. Si proceda…
VENGO. Ma è il sì che vale, che apre all’evoluzione della trattativa, che trascina nel meccanismo ora sempre meno complicato di un affare milionario: il corteggiamento più serrato, una manifestazione d’amorosi sensi da riservare alle star, ha aperto la breccia, ha spinto alla riflessione, ha costretto Pavoletti a ripensarci e stavolta, specchiandosi in quell’orizzonte in cui ci sono sogni che si potrebbero trasformare in realtà, è arrivata la fumata azzurra. Il centravanti, l’attaccante, «la punta vera, tradizionale» (De Laurentiis dixit) è quindi Leonardo Pavoletti (tre gol in campionato in questo scorcio di stagione lastricato di infortuni; quattordici nella stagione alle spalle; sette nella sua prima esperienza di serie A; venti con il Varese in B nel 2014): e stavolta, a differenza di quel rovente post-Higuain, quando staccarsi dal Genoa divenne un serio problema esistenziale, c’è il desiderio di rimettersi in gioco ad alti livelli e vedere anche un pochino l’effetto che fa.
PAVOSTORY. C’è voluta l’arte diplomatica del management, c’è voluto un richiamo della pelle, c’è voluta una full immersion dinnanzi alla tv per godersi il calcio verticale ed immaginarsi dentro quegli schemi, c’è voluto (anche) infilarsi nei panni propri, un ventottenne che vede sfilare dinnanzi a sé il Prestigio: lasciare la Genova rossoblù non sarà semplice, resteranno le sensazioni e quell’empatia e l’affetto e persino la coraggiosa scelta di vita dell’estate scorsa di rinunciare al Napoli, ma stavolta diventava impossibile resistere. Il contratto è una promessa, per il momento, non ci sono firme ma parole che valgono: accordo sino al giugno del 2021, dunque quattro anni e mezzo, alle cifre ch’erano state persino concordate ad agosto (un filino oltre i due milioni di euro) e l’unico – indispensabile – post scriptum ch’è legato alle condizioni fisiche, a quella caviglia malconcia.