Roberto Martinez, 43 anni, allenatore della Nazionale belga ai mmicrofoni del Corriere dello Sport
Un week-end lungo in Italia per una full-immersion nella nostra serie A, ma soprattutto per vedere dal vivo alcuni dei suoi giocatori. Con Roma-Milan di lunedì sera, infatti, si è concluso il viaggio nel nostro Paese di Roberto Martinez, ct del Belgio: prima tappa sabato a Genova, per Sampdoria-Lazio, con occhi puntati su Lukaku (in campo solo per pochi minuti) e su Praet (dentro all’intervallo), poi la “doppietta” domenicale, a Bergamo per Atalanta-Udinese, con Kums titolare tra i friulani, e quindi a Milano per Inter-Genoa, anche se il giovane Miangue è rimasto in panchina, infine l’Olimpico, dove si è goduto la prodezza di Nainggolan che ha deciso la sfida con i rossoneri.
Quando era rimasto fuori dall’ultima convocazione, aveva promesso di venire a vedere il centrocampista giallorosso: le piace la posizione più avanzata in cui lo sta impiegando Spalletti? «Nainggolan può occupare tutte le posizioni del centrocampo. Ha grandi qualità, che probabilmente emergono in maniera più evidente quando gli viene concessa maggiore libertà in campo. Mi fa piacere che abbia segnato. So che aveva fatto un altro gol anche la settimana prima, contro la Lazio».
Significa che lo convocherà la prossima volta? «C’è ancora tempo per i prossimi appuntamenti. Vedremo…».
Il Napoli giocava a Cagliari, così si è perso la tripletta di Mertens… «Ma lo conosco già molto bene. Anzi, devo dire che, a questo punto della sua carriera, ha raggiunto un’eccellente maturità e una preziosa comprensione del calcio. Ora è davvero al top».
Sarri lo sta utilizzando come falso centravanti... «Lo so. Infatti, anche io l’ho impiegato nella stessa posizione nell’amichevole contro l’Olanda, in mezzo tra De Bruyne e Hazard. Anche così sa come essere decisivo».
Ne ha parlato con il tecnico del Napoli? «I medici e i preparatori sono già in contatto. Quanto prima, però, spero anche io di fare quattro chiacchiere con Sarri. Adoro come fa giocare la sua squadra».
E’ contento che tanti calciatori belgi giochino in serie A? «Certo. In Italia, possono crescere e maturare. Mi aspetto molto ad esempio dal lavoro che Simone Inzaghi sta facendo con Lukaku. E sono molto attento anche all’evoluzione di Miangue all’Inter. Ma il discorso vale anche per altri campionati. Ci sono giocatori belgi anche in Premier League, nella Liga e nella Bundesliga. Alla base c’è un grande spirito di adattabilità alle varie realtà. E’ senza dubbio un vantaggio».
L’intero movimento, peraltro, è in grande crescita. Negli ultimi anni la produzione di talenti è stata continua. «E’ vero. Nella nostra Under 21 ci sono già diversi elementi di grande prospettiva, che presto potrebbero fare il salto in nazionale maggiore. E’ il frutto di un grande lavoro sui giovani. Le scuole calcio sono organizzate e funzionali. C’è grande attenzione per gli Under 14, 15 e 16. In più, nel campionato belga i giovani trovano sempre molto spazio. Non ci sono problemi a farli debuttare e poi a dar loro continuità. Così si accelera anche il processo di crescita. Peraltro, non vale solo per il calcio, ma anche per gli altri sport. E’ una questione di mentalità».
Tornando ai suoi “italiani”, sta aspettando Vermaelen? «Mi auguro che i suoi problemi fisici siano ormai un ricordo. Darà sicuramente un contributo importante alla Roma. Ha grande esperienza, avendo giocato nell’Ajax, nell’Arsenal e nel Barcellona».
E tra poco alla Juventus potrebbe arrivare Witsel... «Preferisco non entrare in questioni di mercato. Accadrà quello che deve succedere. Ma Witsel è un grande professionista, quindi sono sicuro che continuerà a dare il massimo per lo Zenit San Pietroburgo».
Fonte: CdS