Si può essere, in un solo istante, testimoni di un sogno e di un incubo, portatori sani di felicità e malinconia, impotenza al cospetto dei fatti. Luigi Simoni, il grande doppio ex della sfida di questa sera, ha vinto una Coppa UEFA con l’Inter nel 1998 e nel 2004, sei anni dopo, ha provato – invano – ad isolare il Napoli mentre altrove, tra aule di tribunali e scrivanie colme di carte, si raggiungeva il punto più basso della storia azzurra.
Napoli-Inter, chi sta meglio? «Entrambe arrivano alla partita con diversi problemi, ma la squadra di Sarri è meno “malata” rispetto agli avversari. Ho visto giocare il Napoli in tv: crea occasioni, fa divertire, ma non sempre riesce ad incidere. Certo, pesa l’assenza di Milik, ma nel complesso noto che, così come la Roma, anche il Napoli fatica ad essere continuo. Quando si affrontano squadre più deboli, come nel caso del Sassuolo, bisognerebbe avere la forza di vincere giocando col carattere, non solo coi piedi. Proprio come fa la Juve. Insigne, Callejon e Mertens sono forti e rapidi, ma dovrebbero anche diventare più cinici».
E l’Inter?«È una squadra di solisti, di buoni giocatori che, però, non hanno forza, agonismo, determinazione. È come se ognuno giocasse per se stesso. Faccio un esempio: l’Inter di Mourinho era una squadra affamata, i giocatori incitavano gli altri, si arrabbiavano quando qualcuno sbagliava, davano consigli, si agitavano. Ora c’è un silenzio tombale, ognuno è timido e fa la cosa più semplice e, a volte, neppure quella gli riesce. Fa bene il pubblico ad innervosirsi… ».
Se allenasse il Napoli a chi non rinuncerebbe mai?«Senza dubbio a Marek Hamsik. Mi piace l’idea del centrocampista che fa gol, sono un fanatico di chi sa inserirsi, esattamente come lui. Lo slovacco ha grandi qualità e poi è un ragazzo serio, sereno, anche simpatico. Ma apprezzo anche Koulibaly che reputo un difensore fenomenale nonostante qualche errore».
E se allenasse l’Inter…?«Sono innamorato di Icardi, ma solo dell’attaccante. Parliamo di un centravanti fenomenale ma anche di un capitano al quale manca carattere. Non è (ancora) un ruolo adatto a lui. Non basta indossare la fascia, il capitano è un punto di riferimento per i compagni: deve richiamarli, consigliarli, se serve anche sgridarli, svegliarli se dormono. Icardi pensa solo a quando gli arriva la palla e a far gol, ma spesso neanche basta. Lui segna, intanto la squadra subisce gol e soffre, come contro la Fiorentina. Ecco, Hamsik è un vero capitano, lui non ancora. Ma è giovane e potrà crescere».
Esisterà mai un altro Ronaldo in Serie A?«Ci sono tanti ottimi attaccanti in circolazione, su tutti Belotti del Torino, ma da quando sono nel mondo del calcio, ovvero dal 1955, Ronaldo è il giocatore più bravo che abbia mai conosciuto. Ho avuto la fortuna di allenare un calciatore d’altra categoria perché abbinava la qualità tecnica ad una velocità formidabile e ad un carattere eccezionale. Non si arrabbiava mai se i compagni sbagliavano un passaggio, piuttosto li incoraggiava, viveva la partita, gesticolava, era presente. Ecco, l’Inter attuale sta zitta. I giocatori di Pioli sono amorfi: questo è il vero problema».
Fonte: Il Roma