Cinquant’anni compiuti a giugno, Alberto Bollini arriva a Salerno sapendo di potersi giocare una grande occasione in una piazza importante (ma esigente) ed in serie B. Già in passato era stato accostato più volte alla panchina granata. Il suo modulo tattico di riferimento è il 4-3-3. A Lecce si presentò in campo con una lavagnetta bianca e prima di iniziare l’allenamento diede lezioni di tattica. Pressing, velocità nel giro palla,
difesa alta, esterni d’attacco e terzini che fanno grande movimento: a Bollini piace una squadra propositiva. Fino ad ora la Salernitana ha giocato col 3-5-2 o col 3-4-1-2 (solo un paio di volte con la difesa a quattro). Dunque, come cambierà la squadra granata? Già a Bari si dovrebbe vedere una difesa a quattro, con Perico e Vitale (ieri fisioterapia per lui) terzini, Bernardini e Tuia (ma ci sono anche Luiz Felipe e Mantovani) al centro. La risonanza magnetica a cui si è sottoposto ieri Raffaele Schiavi ha evidenziato una lieve distrazione all’adduttore della coscia sinistra. La prognosi è di due settimane. Dunque, l’ex Catania è out. A centrocampo potrebbe toccare di nuovo a Ronaldo, con Bus
ellato e Della Rocca interni. Se Bollini opterà già per il 4-3-3, Coda sarà la punta centrale, Rosina l’esterno a destra ed Improta il laterale sull’out mancino. Una possibile variante è il 4-3-1-2, con Rosina dietro le punte. Un’altra il 4-4-2.
CARRIERA. Mantovano di Poggio Rusco, Bollini ha iniziato con i più piccoli nel suo paese, poi a 23 anni ha vinto il campionato di Terza Categoria con la Massese. «Nonostante sia l’ultima categoria d’Italia – ha raccontato in passato – io ne vado fiero. Perché uno spogliatoio è uno spogliatoio, la gestione del gruppo è quella cosa che ti fa tirare fuori i valori dello sport e della
vita. Le sinergie con i collaboratori e il terreno di gioco sono identiche in tutte le categorie: cambiano le abilità, i mezzi e le strutture». Poi quattro anni al Crevalcore ed il passaggio dalla D al professionismo, lavorando sempre con i giovani e con la prima squadra come vice e preparatore. Nel 1997 la prima volta alla guida di una prima squadra, a Modena, quando sostituì Frosio in C1 a 14 giornate dalla fine. Nel 1999 l’approdo alla Lazio di Cragnotti, chiamato da Velasco e Vatta, che gli affidarono la Primavera. Due anni e Bollini vinse lo scudetto Primavera con una squadra composta interamente da romani. «Soddisfazione enorme – ha spesso commentato Bollini – qualche scettico si è reso conto che anche chi non è stato un grande calciatore può raggiungere grandi risultati». Dopo le esperienze con Igea Virtus e Valenzana, tra il 2006 ed il 2014 Bollini alle squadre Primavera: Sampdoria, Fiorentina e Lazio (in biancoceleste due finali nazionali). Poi la collaborazione con Reja alla Lazio, la parentesi alla guida del Lecce, e la collaborazione di nuovo con Reja all’Atalanta prima di tornare alla Lazio come supervisore del settore giovanile.
Corriere dello Sport