Giovanni Malagò, presidente del Coni, al Mattino ha parlato della situazione delle strutture campane, dal San Paolo al Collana, ma non ha tralasciato l’argomento giovani, in merito al calcio…
L’Italia ha due grandi granai calcistici, la Lombardia e la Campania. Un esempio virtuoso è l’Atalanta dei giovani, arrivata ai primi posti. Perché in Campania, in particolare a Napoli, questo non accade? Perché si sono lasciati partire Di Natale, Montella, Immobile, Donnarumma? Perché c’è questa incapacità di guardare avanti? «Una premessa sulla Campania: è l’unica regione in cui le città capoluogo di provincia hanno almeno una squadra in A, in B e in Lega Pro. Non c’è una regione con questo livello di partecipazione, complimenti. C’è poi da fare una riflessione sulle gestioni. Noi siamo funzionari pubblici e le società sono gestite da soggetti privati. Detto questo, se fossi io a capo di una società sportiva, cercherei – non solo in Campania, dove c’è un bacino formidabile – il più possibile di coltivare l’orto di casa mia, soprattutto se la terra è buona e può dare validi giocatori nell’ottica della sostenibilità economica. Due o tre milioni investiti all’anno nell’attività giovanile, se ben gestiti, sono il più grande elemento di capitalizzazione patrimoniale che si può fare. Si tratta di un’operazione culturale ma anche infrastrutturale. Il primo investimento dell’Atalanta è stato nel centro sportivo di Zingonia, dove un giovane frequenta un ambiente in prospettiva professionistico».