Il brivido della Champions è in quest’ora e mezza in cui sarà vietato inquietarsi (nel caso di pareggio altrui) o anche d’esaltarsi (dovesse vincere il Benfica) o comunque di agitarsi (se invece trionfasse il Besiktas): senza Milik, con Gabbiadini appena rialzatosi, probabilmente con Albiol, sarà conveniente ricominciare a essere se stessi, una squadra che sa di calcio e lo dimostra, rimanendo aggrappati al talento ma anche agli schemi, inchiodandosi alla verticalizzazione, al possesso e al giro palla, poi al taglio nelle linee con lo scarico giusto (modello-Udine). L’Idea ha un senso, e lo dice l’epoca-Sarri, e quel ponte che conduce nel futuro è racchiuso nella fusione tra la filosofia societaria e l’identità tecnica, nella capacità di mescolare il Progetto ultradecennale (giovani, di talento e di prospettiva) da shakerare con l’estro anche tattico d’un gruppo che sa (innanzitutto) attaccare e che però deve anche difendere questa condizione che la fa rientrare nel ristretto cerchio dei privilegiati.
Le stime della vigilia oscillano tra i trentacinque e i quarantamila e sembrano sempre pochi rispetto a quella massa uniforme che, appena nell’autunno del 2011, fece del San Paolo un piacevole inferno: ma il clima è da pelle d’oca e quell’urlo che squarcia le ombre della sera è un invito (ulteriore) a credere che nulla sia impossibile, neanche evitare di dover piombare su Lisbona contando sul fato. Gli ucraini verranno a giocarsela come detto ieri in conferenza da Yarmolenko con il 4-3-3, con il gioiellino e il giovane Tzygankov e Moraes come centravanti. Centrocampo solido e di qualità e difesa forte di fisico per impedire che la manovra azzurra sia fluida. Sarri, secondo il CdS, potrebbe rimandare in campo Albiol e schierare Zielinski a centrocampo.