Lui, coperto da capo a piede, con tanto di cappellino calato fin quasi sugli occhi, non si sottrae a nessuno. «Bravo, bravo», gli urlano. Lui sorride. E ringrazia. «Sono contento», dice. Aveva ragione, in fondo il ct Ventura. La chiamata in Nazionale lo ha aiutato, probabilmente, ad uscire dal tunnel, a sentirsi ancor più importante. 19 partite senza fare gol deve essere stato un incubo. Ma ora che è passata, ovvio che non voglia più smettere. Qui a Udine è un posto magico, per lui: ha fatto gol pure con la maglia dell’Italia, nell’amichevole contro la Spagna, nel marzo scorso. Qui ha mandato a pezzi l’incantesimo, finalmente. E quando fa gol, dopo un minuto e mezzo della ripresa, festeggia con una sobria esultanza, le manine unite a formare un cuore (la solita dedica alla moglie Jenny) e un sorriso di sollievo. Proprio sotto la curva occupata dai tifosi del Napoli. Il conto alla rovescia è finito, dunque. Alleluja. I tifosi ogni domenica si chiedevano se sarebbe riuscito a fare gol, il piccolo fantasista. Come quando in tv, a Portobello, la gente si chiedeva se il pappagallo: «Parlerà questa volta?». Finalmente Lorenzo si è riuscito. E allora, va in un angolo tutto il resto: i musi lunghi, le lamentele per qualche cambio di troppo, l’amarezza per un rinnovo che non arriva ancora. È il quinto gol dell’anno: una miseria, non c’è che dire. Ma Insigne diventa d’improvviso un po’ il simbolo di questo Napoli che ora sogna la rimonta alla Juventus. E ora c’è la Dinamo Kiev.
Fonte: Il Mattino