Eri il 2 settembre di nove anni fa ed il Napoli, fresco di risalita in serie A dopo il fallimento ed il purgatorio di tre anni tra serie C e cadetteria, espugnava l’impianto friulano con una manita per certi aspetti storica. Fu in quella partita che conoscemmo per la prima volta le qualità di gente come Hamsik e Lavezzi, freschi di maglia azzurra, appena ingaggiati dal diggì dell’epoca, Pierpaolo Marino. Purtroppo per gli azzurri, è da quel famoso 2 settembre che la trasferta in casa dell’Udinese è diventata un tabù, riservandoci amarezze spesso decisive per il prosieguo della stagione. Ultima in ordine cronologico, è la sconfitta dello scorso campionato che, di fatto, mise la parola fine ai sogni scudetto a lungo accarezzati dalla squadra di Sarri. Quella partita verrà ricordata sia per le enormi incertezze di Gabriel, giovane portiere brasiliano chiamato a sostituire l’acciaccato Reina, sia per la ingiusta espulsione rimediata dal Pipita Higuaìn. Ma non è l’unico episodio di torti arbitrali subiti dal Napoli in quel di Udine ed il timore che la storia possa ripetersi ancora una volta è enorme. Al di là di queste considerazioni, la partita di Udine, sebbene capiti a metà del girone di andata, rappresenta anche quest’anno un crocevia per il Napoli, chiamato ad interrompere la crisi di risultati che dura da troppo tempo. Per riprendersi dal crollo verticale che ha visto l’undici azzurro scivolare dal secondo posto, a solo un punto dalla Juve capolista, fino alla sesta piazza, che ci vede di fatto fuori dall’Europa, è necessario tornare a vincere poiché solo con il bel gioco si farebbe poca strada. Sebbene contro la Lazio si sia messa di traverso anche la cattiva sorte, è altrettanto vero che il tridente di Sarri, orfano di una prima punta di peso, fatichi non poco a capitalizzare la mole di gioco che viene costruita. Ed è altrettanto vero che le amnesie difensive, gli scivoloni o come si preferisce chiamarli, hanno vanificato quanto faticosamente costruito. Viene da se che le forze fisiche e, soprattutto, mentali dovranno essere al massimo fino al triplice fischio e che la squadra dovrà dare dimostrazione di essere tale, sopperendo alle carenze in attacco di questi periodi. A tale proposito, è nel pieno del turbinio la girandola di voci relative al nome (o ai nomi, poiché potrebbe esserci più di un acquisto in attacco) dell’attaccante che dovrebbe approdare alla corte di Sarri nella prossima finestra di mercato. Non si tratterebbe di nomi altisonanti, di quelli buoni per incendiare la torcida partenopea, ma questo era stato messo in preventivo. D’altronde senza grossi sforzi economici, a gennaio è pressochè impossibile ingaggiare dei fuoriclasse. Tuttavia, tra scetticismi sulla città di Napoli, pretese assurde di taluni e nomi più di fantasia che concreti, ad oggi leggendo le notizie l’umore già messo a dura prova, cadrebbe ancora più giù. Eppure, tutto si sarebbe potuto immaginare, tranne che un’emergenza attacco per uno dei tridenti più prolifici degli ultimi anni. Che andava gestita meglio la vicenda Gabbiadini è cosa nota, tuttavia niente avrebbe lasciato presagire che la squadra si sarebbe trovata a rincorrere un centravanti a gennaio, da ingaggiare a tutti i costi. Fino a gennaio, tuttavia, la strada da fare è ancora parecchia e occorrerà non solo non perdere ulteriore terreno rispetto alla zona Europa ma, soprattutto, rosicchiare qualche punto sulle dirette concorrenti per scalare qualche posizione e tornare in corsa per l’obiettivo dichiarato del piazzamento in Champions. Per fare ciò il primo passo è tornare a fare risultato pieno, a partire dalla trasferta di sabato prossimo, nel crocevia friulano in cui si dovrà invertire un doppio trend: quello di questo scorcio di stagione e quello che dura da ben nove anni. Avanti Napoli, Avanti!
Riccardo Muni