Leon Bailey “sì”, è tutto vero  e sogna Napoli

Il papà-manager: «Sono stato in città, è fantastica  Club importante, qui c’era Maradona. Siamo onorati». Leon Bailey, 66 presenze e 15 gol col Genk.

Lo sguardo perso nel vuoto: il mare che bagna Napoli è un incanto e poi, standosene a Posillipo, c’è l’infinito nel quale smarrirsi: «Città magnifica, gente fantastica e si mangia bene. Onorati di essere accostato ad un club così importanti, la squadra nella quale ha giocato Maradona. E posso soltanto confermare: siamo stati a Napoli». L’ultimo velo cade dolcemente e quel miele che Craig Butler sparge qua e là, mentre gli riportano ciò ch’è scritto sul Corriere dello Sport-Stadio, dà il senso d’una emozione autentica, da vivere finché si può e senza mentire sul futuro di suo figlio, Leon Bailey (19), un bambino prodigio osservato ripetutamente: «Sappiamo dell’interesse del Napoli, che ha una Storia verso la quale nutriamo ammirazione. E l’Italia è un Paese affascinante. Io gestisco Leon ma anche Kyle, l’altro mio figlio, ed entrambi sono lusingati da queste voci. Non abbiamo mai chiuso a nessuna possibilità». Bisogna andare a leggere tra le righe, e forse non c’è bisogno neanche di inoltrarsi in profondità, per aver alcune certezze, compresa quella del domani: il Genk a Bailey comincia a stare stretto e quest’ondata di ammirazione finirà per accelerare un processo di distacco, un affare, ch’è tra le pieghe d’un destino già scritto.

RIECCOLO

Il mercato è (ufficialmente) aperto, perché ora ch’è stata sdoganata l’attrazione fatale, la ricostruzione di questa liaison avviene semplicemente, in maniera quasi naturale, andando a navigare su Internet, o meglio ancora su Facebook, in quella pagina che Craig Butler, il papà-manager di Leon Bailey, ha corredato di foto, di video, di tracce d’un sentimento nuovo che affoga le sue radici al san Paolo, il 29 settembre, in quel Napoli-Benfica vissuto respirando l’aria di chi sente che quella può essere (anche) casa sua: «Posto meraviglioso per farci le vacanze ma anche per lavorarci». E’ cominciata così, insomma, e certo non per caso: non si arriva a Napoli senza avere un’idea precisa, un invito, un approccio; né si decide di scoprire Posillipo e Marechiaro e di girare sul lungomare, esclusivamente per cogliere i profumi e gli umori di una città. E’ tutto limpidamente naturale: Napoli va conosciuta, prima di scegliere (eventualmente) l’habitat per il proprio gioiellino. «Siamo anche al corrente dell’attenzione di altre società, ma non ci sono offerte presentate al Genk, verso cui c’è massimo rispetto. Io valuto le varie opzioni, non so se esistano margini affinché accada qualcosa sin da gennaio, vedremo. Io comunque sceglierò per loro la soluzione che riterrò ideale, non penso ai soldi ma alle prospettive. Attendo d’avere tutte le informazioni necessarie, perciò sono stato a Napoli». Per «studiare», per capire, per immergersi in questo universo che s’è lanciato su Leon Bailey con largo anticipo sulla concorrenza, però rinvenuta e adesso «nemica» da combattere in un’asta dalla quale il Napoli vorrebbe scappare prima: i quindici milioni che sembra rappresentino il desiderio (in)confessabile del Genk costituiscono una fortuna e un capitale del genere, prima d’essere investito, ha bisogno di ulteriori messaggi spediti dal campo, dove Giuntoli ed i suoi uomini sono costantemente presenti.

INDIZI

 

Ma intanto, ha un peso quel viaggio del mese scorso e quelle due giornate trascorse impregnandosi di Napoli, della sua passione calcistica, persino d’un football verticale che sembra disegnato per le caratteristiche d’un giovanotto raccontato ad Areanapoli dal proprio genitore-manager, che confessa tutto ciò che non può essere negato. «Bailey è un giocatore nuovo, mi verrebbe da dire. Rappresenta una generazione diversa rispetto a quelle passate, è un attaccante speciale, capace di attaccare lo spazio ma anche di essere rapidissimo con la palla al piede. Sarò molto scrupoloso, perché per i miei figli, ovviamente, vorrò il meglio. Per entrambi sarebbe molto bello poter giocare in un torneo prestigioso come la serie A, ma anche come la Premier o la Bundesliga o la Ligue 1.

Fonte: Corriere dello sport

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