Questa mattina nella sala consiliare del comune di Napoli, si è tenuta la conferenza stampa di presentazione del progetto “Educare all’Integrità – L’educazione attraverso lo sport”, presentato dai Rotary Club Napoli, rappresentati del presidente del Rotary Club Napoli Castel S.Elmo, Gianluca Gentile, e dal comune di Napoli, presente nella persona dell’assessore allo sport, Ciro Borriello, progetto che può contare sul patrocinio morale dell’Universita Partenope, rappresentato quest’oggi dal professor Stefano Garzella. Hanno partecipato alla presentazione di questo progetto, Raffaele Auriemma, Enrico Fedele, ed Adriano Bacconi, responsabile metodo formativo calcio 4D. Noi de “ilnapolionline.com”, eravamo presenti, ecco quando sottolineato. Ad aprire la conferenza è stato il presidente Gianluca Gentile, che ha cosi spiegato lo scopo del progetto: “Questo progetto è dedicato alle nuove generazioni, un progetto formativo che mira all’educazione, prima che al risultato. Lo sport ed in particolare il calcio, è una cassa di risonanza molto importante, ed ha un potenziale educativo enorme, che può insegnare ad i giovani, valori sociali importanti. Il progetto si pone come obiettivo di preparare i formatori ad insegnare i valori dello sport, dell’onesta e del etica”. Dopo le parole di Gentile, la parola è passata ad Adriano Bacconi, che con il suo metodo formativo calcio 4D, ha sposato in pieno i principi del progetto presentato dai Rorary Club, ecco le sue parole: “Come prima cosa voglio ringraziare il Rotary, che ha creduto fortemente in questo progetto, permettendo di iniziare questo cammino anche a qui a Napoli, e ringrazio anche il Comune e l’Università Partenope. Palrare del mio metodo, come un corso di calcio, credo sia molto riduttivo, quando si insegna ai bambini bisogna fare tutto tramite il gioco, il divertimento deve essere la base su cui si basa tutto il resto, ma questo gioco deve avere una finalità, sia tecnica, ma sopratutto educativa, per questo piu che corso di calcio, lo chiamerei percorso di crescita, perché non ci rivolgiamo soltanto agli allenatori, gli allenatori non sono un nostro obiettivo, sono un mezzo, per arrivare a portare valori ai bambini e nelle famiglie. Il nostro dialogo deve essere rivolto ai genitori, perché bisogna educare prima le famiglie. Partendo dai bambini, passando per le famiglie, possiamo arrivare ad educare i tifosi, cambiando tutto il contesto. I genitori quando assistono alle partite dei propri figli, urlano e sbraitano, ma la domanda da porsi, è perche? Perché si comportano cosi? Quando poi gli stessi genitori se assistono a gare di ginnastica artistica o pallavolo, si coportano in maniera totalmente diversa? Perche cambiano i valori che trasmette il contesto, allora noi dobbiamo impegnarci per cominciare a cambiare questi valori. Agli allenatori dobbiamo dare delle conoscenze, che poi devono trasmettere alle famigle attraverso il dialogo, per poi portare queste conoscenze in campo. Noi utilizziamo le tecnologie, le telecamere, gli indicatori di prestazione, ma non per monitorare il bambino, ma per osservare gli allenatori, per osservare i vari stili di comportamento, il linguaggio del corpo che usa con i bambini. Gli allenatori che entrano in questo, capiscono che non sono Mourinho, che non stiamo parlando di tattica. La tattica, arrivare a giocare come il Napoli, è un punto d’arrivo lontanissimo, perchè tantissimi ragazzi non arriveranno mai a quei livelli, e farnno tutt’altro nella vita, ma sapere come comportarsi, come relazionarsi, gli servirà, allora il nostro compito è dargli questo patrimonio. Non è fondamentale che a 5 anni giochino a calcio, va bene che vadano nelle scuole calcio, ma devono saper fare anche altro. La settimana scorsa è uscita la biografia di Cruijff, e c’è un pezzo in cui spiega, come ha imparato la visione totale, in estate non avendo abbastanza soldi, il giovane Cruijff, rimanave tutta l’estate al campo dove giocava a calcio, ma in estate si giocava a baseball, se la cavava bene anche in questo sport, ed è prorpio dal baseball, che Cruijff apprese lo sguardo globale, imparò a pensare in anticipo a quello che andava fatto, cose che poi avrebbero fatto le sue fortune prima da calcioatore, e poi da allenatore. Quindi propogo che nelle scuole calcio si giochi anche a baseball, a pallavolo, l’anno scorso quando ero all’Inter, i giocatori giocavano a basket cercando di fare canestro con i piedi. La federazione certe volte ci osteggia, perché parte ancora dalla concezione del gesto tecnico, ma elimiano la parola gesto tecnico, perchè si tratta di pensieri tecnici, fare un tiro è un pensiero. Nel 90 alcuni neurosicenziati di Parma hanno scoperto i neuroni specchio, che sono delle cellule celebrali che servono a decodificare quello che vediamo, per cui il movimento non nasce per caso, ma nasce dal pensiero, dall’analisi che noi facciamo di quello che vediamo, la sequenza giusta deve essere Percepisco-Analizzo-Eseguo, e non possiamo partire dall’esecuzione, e noi insegniamo questo, ed in questo è fondamentale il ruolo dell’allenatore, che deve capire i modi diversi di percepire le cose di ogni bambino. I bambini, nel calcio, vedono solo l’obiettivo finale, cioè il gol, ed il nostro obiettivo e fargli capire che c’è anche una visione laterale. Ognuno di noi ha un occhio dominante, cosi come abbiamo un piede dominante, se io sono mancino di piede, ed il mio occhio dominante è il destro, per rendere al meglio dovrò giocare a destra cosi che io possa vedere tutto il campo, ma se ho un bambino con queste caratteristiche è meglio farlo giocara a sinistra, cosi lo abituo a guardare anche dall’altro lato, e lo miglioro allenandone la visione periferica, magari perdo la partita, ma sviluppo la crescita del bambino, che deve essere il nostro obbiettivo”. Ad intervenire dopo l Bacconi, è stato Enrico Fedele, quest’oggi presente per rappresentare la sua scuola calcio, che ha sposato il metodo di Bacconi: “Nel 99 quando, facevo il direttore al Parma, lessi delle idee di Bacconi, e subito ne fui intrigato e lo chiamai per metterle in atto, perché il calcio è studio, e si possono sempre trovare nuovi metodi per rendere al meglio. Quando Raffaele ( Auriemma), mi ha proposto di portare il metodo di Bacconi, nella scuola calcio mia e di mio figlio, a San Rocco, che si chiama Bombonera, ho subito accettato. Una scuola clacio, oltre che dal punto di vista tecnico e tattico, deve educare il bambino ad essere una brava persona. Questa educazione deve passare attraverso le famiglie, noi dobbiamo puntare ad educare i genitori, ci sono moltissimi genitori che sono convinti di avere dei campioni come figli, e almeno una volta al mese, dovremmo fare degli inconti con i genitori, perché il genitore deve capire che non deve decidere per noi, ed insegnare al figlio ad accettare anche quando non gioca, ma trasmettergli la volontà di impegnarsi affichè diventi migliore di chi gioca al posto suo. Fabio Cannavaro a 13/14 anni era nella terza squadra delle giovanili del Napoli, ma con l’impegno e il lavoro, è arrivato ad essere il migliore di tutti. Dico ai miei allenatori di non gridare mai ai bambini cosa devono o non devono fare, perché i bambini devono ragionare liberamente con la loro testa”. La chisura della conferenza stampa è affidata alle parole dell’assessore Ciro Borriello: “Questa iniziativa è sicuramente un progetto molto bello ed interessante, soprattutto condividerlo con Rotary, che molte volte è visto come una casta chiusa, e che invece adesso si è calato nel Calcio, che in Italia, e ancor di più a Napoli, è cio che di più popolare possa esserci, dove tutti noi napoletani ci riteniamo esperti di calcio. Mi immagini questo progetto portato, nelle realtà più difficili di Napoli, in quei quartieri dove si vive di calcio, e grazia al calcio con questo progetto, poter tirare fuori tanti giovani da realtà difficili. Gli allenatori devono educare questi ragazzini allo stare insieme e a condividere le vittorie, ma sopratutto le sconfitte, perchè è dalle sconfitte che si può trovare più unità e più forza per andare avanti e migliorare insieme, e non come calciatori, ma come uomini, e questo insegnamento può essere fondamentale per i nostri giovani”.
Dal nostro inviato presso il Comune di Napoli, Luigi Moccia.