«Lui è nato a Napoli perché lavoravo là poi ha cominciato a parlare bergamasco quando mi trasferirono. Lui mi chiamava papà, io gli dicevo no, si dice babbo. Alla fine era bapà». Un aneddoto che ha svelato ieri, nel corso della 43° edizione del «Giglio d’Oro», tenutosi a Calenzano, vicino Firenze, dove papà Amerigo ha ritirato in rappresentanza del figlio, il premio «Alfredo Martini-una vita dello sport». La passione per il ciclismo e per lo sport in generale l’attuale allenatore del Napoli la deve proprio al papà. «Ricordo i pomeriggi a vedere Merckx con mio padre ha riferito in diverse occasioni il tecnico – ma anche le notti a guardare i match di Cassius Clay: sono un innamorato dello sport». Sarri junior ha provato anche la strada del ciclismo per un breve periodo con la maglia dell’Olimpia Valdarnese, vincendo anche una gara prima di dedicarsi al calcio. «Più che da ciclista, più che da giocatore – ha svelato il padre – ha sempre avuto il pallino da allenatore. Spostava in campo le figurine, però non avevano i nomi dei giocatori ma dei politici. Bucciarelli Ducci, presidente della Camera, era un portiere!». E, come Amerigo, definito «Passista scalatore con un discreto spunto veloce», anche Maurizio è stato uno scalatore, dal momento che in 15 anni è passato dall’Eccellenza alla Champions con il Napoli. «Napoli è stata una sua scelta e quello che fa sono cose sue, ci mancherebbe. Non entro nel merito. So solo che si dà anima e corpo, come sempre. Da luglio l’ho visto mezza giornata, a casa lo vedo pochissimo». E’ stato uno scalatore, anche di classifiche. Il suo record da Terza Categoria a Serie A resterà imbattuto». Buon sangue non mente, non c’è dubbio. (Il Mattino)